DAVID COPPERFIELD, di Charles Dickens (Mursia)
Recensione 1
La storia di David Copperfield, bambino nato nella disgrazia, vessato da un patrigno senza scrupoli, e della sua crescita e affermazione nella società, non senza passaggi di vero dolore, è stata un’esperienza appassionante quanto un romanzo di avventura, grazie soprattutto alla splendida prosa del nostro e a una narrazione senza filtri né infiocchettamenti retorici. Il lieto fine arriva dopo mille peripezie e tanti sono I passaggi dolorosi, tristi e persino irritanti, e l’intero percorso, dalle forti tinte autobiografiche, sfocia in un viaggio narrativo completo e reale. E che dire della galleria di personaggi che il nostro mette in scena?! Appare chiaro come il sole che il buon Stephen King si sia ispirato a Dickens nella delineazione di certe figure, soprattutto di quelle negative.
Prendete ad esempio gli antagonisti in questa vicenda, il patrigno Murderstone e soprattutto Uriah Heep: il nostro non ne dà alcuna descrizione particolare e lascia che siano i loro dialoghi e atteggiamenti, all’apparenza anonimi e privi di spessore, a far emergere tutta la loro malvagità: il secondo in particolare appare sin da subito viscido, bieco e ipocrita, non per una cosa detta o fatta ma per la sensazione che lasciano addosso i suoi atteggiamenti… e una cosa del genere è possibile solo se ad architettarla c’è una mente dotata di grande talento narrativo. E che dire di figure come la povera Martha?! Raramente ho trovato una presentazione della povera gente e degli ultimi così precisa e perfetta, senza la minima sfumatura di buonismo o pietà, quella stessa che ho trovato nell’attimo e terribile “Oliver Twist”. Non posso quindi che essere felice di questo fortunato incontro e di avere una gran voglia di approfondire questo grandissimo autore.
Recensione di Enrico Spinelli
Recensione 2
Mi sento un po’ capitan ovvio. Cosa potrei mai dire di nuovo o anche solo di interessante riguardo a Charles Dickens?
Però ho finalmente letto “David Copperfield” e ormai mi piace scrivere qualche riga sulle mie letture e mi fa piacere condividerle anche con voi.
È un romanzone, un mattone che magari può spaventare per la mole e la fama di grande classico.
Io l’ho trovato bellissimo e avvolgente, Dickens è prolisso ma semplice. Racconta con calma ogni cosa, che siano luoghi, persone o avvenimenti. Riesce a raccontare un sacco di disavventure con una buona dose di umorismo, riesce ad appassionare e far sorridere, tenendo allo stesso tempo un occhio vigile sui problemi della società che lo circonda come la durezza del lavoro nelle fabbriche e la difficile vita dei pescatori.
Con questa narrazione tranquilla riesce a fare vedere bene i luoghi che percorre nel romanzo e soprattutto a regalare dei personaggi indimenticabili e che sono un po’ dei… “tipi di persona”: Peggoty, la bambinaia buona e affettuosa; Uriah Heep, il cattivo di turno, viscido e subdolo; Agnes, la donna perfetta e porto sicuro da cui cercare salvezza; Steerforth, il compagno di studi che ama troppo l’avventura e finisce per rovinare sé stesso e gli altri; la burbera zia Betsey dal cuore d’oro e così via.
Un classico che è decisamente una piacevole lettura, un romanzo credo in buona parte autobiografico, che non si legge tanto per la trama forse, ma che sa tenere incollati alle pagine grazie anche alla struttura a “puntate”, per cui ogni capitolo finisce col botto.
Da leggere!
Curiosità: la band Uriah Heep ha preso il nome proprio dal personaggio di questo romanzo. Il talent scout Jerry Bron ha scelto il nome del personaggio di Dickens per lanciare la band nel 1970, anno in cui ricorreva il centenario della morte dello scrittore.
Recensione di Monica De Giudici
DAVID COPPERFIELD Charles Dickens
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