DICERIA DELL’UNTORE – MUSEO D’OMBRE Gesualdo Bufalino

DICERIA DELL’UNTORE – MUSEO D’OMBRE, di Gesualdo Bufalino

Comiso 1920 Vittoria 1996. Scrittore, poeta, aforista. Vincitore del Premio Strega, due Premi Campiello.

Dotato di cultura enciclopedica, durante la seconda guerra mondiale si ammala di Tubercolosi. Comincia a scrivere DICERIA DELL’UNTORE negli anni cinquanta, messo nel cassetto fino agli anni settanta quando riprende a scrivere, ma per nulla intenzionato a darlo alle stampe.

Scoperto dall’editore Sellerio e da Sciascia i quali lo convincono a pubblicare il romanzo, cosa che avviene nel 1981 Bufalino ha sessanta anni, vince subito il Premio Campiello. MUSEO D’OMBRE, IL SUO ULTIMO LIBRO fa parte dello stesso testo.

Diceria dell’untore è formato da diciassette capitoli, Bufalino, forse consapevole della sua ricercata, difficile scrittura, ci fornisce “la spiegazione” e la chiave di lettura, in due appendici “Istruzioni per l’uso” e “Guida indice dei tempi”

In MUSEO D’OMBRE sette capitoli ci riportano indietro nel tempo , si parla degli antichi mestieri siciliani: il lampionaio, il venditore di lupini, lo stagnino, il maniscalco, il venditore di letame, l’acquaiolo, l’arrotino di forbici e coltelli, lo spaccapietre e tanti altri mestieri ormai scomparsi. Completa il testo una passeggiata nei luoghi della memoria condita da modi di dire e proverbi che la modernità colpevolmente ha fatto sparire dal lessico.

La trama

Ambientato nel primo periodo post bellico (1946), è la storia e le vicissitudini di un soldato a cui la guerra ha regalato assieme ad altri, molti ventenni la T.B.C., la Tubercolosi una malattia ormai quasi scomparsa, dopo una lunga battaglia.

L’apprendistato della morte lo porta nel sanatorio delle Rocca (Pa). Altri infelici lo attendono uomini e donne nelle sue stesse condizioni. Il colonnello, Sebastiano, l’Allegro, il Pensieroso, il Gran Magro, Marte e molti altri ancora.

La morte è vicina per tutti ma non manca l’amore e si cerca di vivere una vita normale pur sapendo che la fine è vicina.

Ho notato che il protagonista maschile non ha nome, penso, ricordi pirandelliani, quando il nome segna un confine corporeo mentre il non nome rende ogni essere più umano, Uno Nessuno, Centomila.

Segnalo infine una bella versione cinematografica del romanzo

1990. Regia di Beppe Lino, con Remo Gironi, Lucrezia Lante Della Rovere, Franco Nero, Vanessa Redgrave, Fernando Rey..

Recensione di Greco Carmelo
DICERIA DELL’UNTORE – MUSEO D’OMBRE Gesualdo Bufalino

L’isola dei tesori, dove gli animali sono preziosi

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