DICIOTTO CASTAGNE, di Mario Curnis (Rizzoli – marzo 2022)
Questo libro per me è casa. Qui, tra queste pagine ci sono le mie montagne, il rispetto nei loro confronti, la passione e la consapevolezza di essere infinitamente più piccoli di loro e che dopo di noi loro ci saranno ancora.
Curnis ci racconta la sua vita di muratore e alpinista, di bambino affamato e di adulto che pur non patendo più la fame, resta comunque desideroso di nutrirsi di esperienze. Quest’uomo è umile ma coraggioso, testardo ma consapevole dei suoi limiti, deciso e serio ma con un cuore grande come la Presolana, anzi, come l’Himalaya e tutte le altre cime che ha raggiunto.
Traspare dalle sue parole l’amore per sua moglie e per ogni essere vivente e me lo immagino con gli occhi che brillano mentre scrive dei suoi alberi e delle sue capre, dei suoi boschi e delle sue arrampicate, quegli stessi occhi che si riempiono di lacrime ricordando gli insuccessi e i momenti di paura, gli amici con cui ha affrontato le difficoltà e la morte di chi da quelle montagne non è mai tornato. Mario Curnis è l’esempio che vorrei seguisse mio figlio un giorno, non solo per la tenacia, la forza e la generosità ma soprattutto per saper riconoscere i propri limiti e capire quando valga la pena superarli e quando invece sia più importante onorare la vita.
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