DISTOPIA CONTRO UTOPIA: riflessioni a confronto 1984 – Fahrenait 451 – Lettere dalla Kirghisia

DISTOPIA CONTRO UTOPIA: riflessioni a confronto

Riflessione confrontando:

 – 1984 di George Orwell

–  Fahrenait 451 di Ray Bradbury

– Lettere dalla Kirghisia di Silvano Agosti

Distopia contro Utopia.

In “1984” viene messa al primo posto la società gerarchicamente organizzata, col bisogno primario di mantenere i privilegi di una piccola casta, ciò è possibile solo basandosi sulla povertà e l’ignoranza e, soprattutto, la sottomissione delle masse. Da qui il vivo interesse nell’essere sempre in guerra, alimentare l’odio, rendere le persone intellettualmente pigre, incapaci di pensare, annullare l’individualità, tutto ció non solo attraverso spionaggio e repressione, ma anche grazie a messaggi che affermano un concetto e il suo contrario (bipensiero) e l’impoverimento della lingua (neolingua, perché meno parole equivale a meno idee).

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In “Fahrenait 451” viene messa al primo posto una società sempre gerarchica, seppur in maniera meno evidente, che in nome di una fantomatica felicità ed uguaglianza tende all’appiattimento della persona: affettivo, culturale, intellettivo e di pensiero. Gli svaghi, gli sport, le corse son sempre maggiori, il rumore costante di tv e apparecchi elettronici bombarda le persone, nessuno si ferma più a dialogare, ammirare un tramonto e, soprattutto, pensare. (La cosa interessante in Fahrenait è che il governo inizialmente ha solo cavalcato l’onda dell’andamento della massa).

Ovviamente in entrambe le società distopiche su descritte sono vietati i libri!

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In “Lettere dalla Kirghisia” invece viene posto come bene primario l’essere umano, organizzando la società in funzione del suo ben-essere!

Vi è un’organizzazione del lavoro, che lascia a tutti più tempo per vivere; siccome apprendere e studiare non sono sinonimi, è diversa anche l’organizzazione scolastica, permettendo ai ragazzi di apprendere secondo i propri interessi, dalla vita reale e dalla tecnologia e avere una vera e buona istruzione; il Paese è governato a favore dei cittadini; gli anziani non sono i nuovi emarginati sociali; le strade sono tenute pulite da tutti i cittadini; l’amore è vissuto liberamente e naturalmente; le persone si rispettano e, in conseguenza a ciò e a tante altre piccole cose, malattie, uso di sostanze e delinquenza sono inesistenti o quasi.

Un piccolo paradiso insomma, ma è poi così irrealizzabile e utopico?

Mi colpiscono le parole dell’autore nell’introduzione “Affido questo testo all’intelligenza di chi lo leggerà, augurandomi che ognuno si chieda quale sia l’ostacolo che impedisce ancora oggi alla Kirghisia, a questo Paese meraviglioso, di esistere ovunque e nel mondo intero e quale sia la responsabilità di ognuno nell’accettare di essere ancora tutti sottomessi a una serie di norme e di scelte, che nulla hanno a che fare con il valore immenso di ogni essere umano”.

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3 libri su 3 società differenti (repressiva, fintamente democratica, veramente democratica) in cui la differenza la fa tanto anche il modo di comportarsi della popolazione. Credo che siano 3 libri da leggere e fermarsi al riflettere su dove stiamo andando, dove vogliamo andare e cosa possiamo fare…!
Di Alessandra Minops
DISTOPIA CONTRO UTOPIA: riflessioni a confronto 1984 – Fahrenait 451 – Lettere dalla Kirghisia

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