DIVAGAZIONI SU UNO DEI CLASSICI PIÙ AMATO: L’IDIOTA, di Fedor Dostoevskij
Rilettura
Diario di lettura
Vi è mai capitato di incontrare una persona angelica, pura e innocente?.
Naturalmente non mi riferisco ad un bambino, ma ad un adulto.
Vi è mai successo di provare un senso di benessere stando accanto a lei, di ridere di gusto per una sua affermazione?.
A me è capitato e dire che la sensazione che ho provato è stata di meraviglia.
Una di queste persone era mio nonno: dolce, sensibile e tanto tanto buono.
La mia infanzia accanto a lui la ricordo con affetto.
Ecco, questo libro parla di queste persone che sembrano più angeli che esseri umani.
Crescendo perdiamo questa innocenza è questa bontà, ma ci sono degli esseri speciali che restano innocenti e puri come i bambini.
Toccare le loro esistenze ci avvicina al cielo, ascoltare le loro parole alleggerisce il cuore.
Ecco, non vi parlerò della trama di questo capolavoro senza tempo, perché credo che l’abbiate sentita milioni di volte.
Vi ho parlato di cosa queste pagine hanno lasciato a me.
Non lasciatevi spaventare dal numero delle pagine perché, superata la parte iniziale, il libro vi parlerà.
Il ritmo narrativo è molto diverso da quello a cui ci ha abituati la narrativa moderna (Dostoevskij ama i particolari e le descrizioni).
Concludo dicendo che ci sono dei libri che ci fanno sentire a casa.
Questo è uno dei miei.
A volte penso che tutti noi siamo delle poesie in cerca di interpretazione, spero sempre di essere colei che cerca di interpretare e mai di giudicare.
Grazie per la vostra attenzione, buona lettura..
Voglio proprio leggerlo perché per me Delitto e castigo è stato il libro più importante letto e spero che questo mi dia un’altra interpretazione dei comportamenti di mio figlio autistico che alle volte sembra un angelo ma dlle volte non riesco proprio a sopportare e aiutare
Non è un uomo “buono come il nonno”, è un uomo buono come Cristo: questa è l’idea, prendere una persona che si avvicina quanto più possibile all’idea di Cristo e farla muovere nella società russa della seconda metà del diciannovesimo secolo. Figura che ha un suo doppio: Rogožin, che rappresenta similmente il male assoluto. E le interazioni delle due figure attorno a quella di Nastasja Fillipovna, che ci consente di spingere, filosofeggiare, indagare sul concetto di redenzione, su quali gli elementi ontologicamente salvifici nella nostra realtà. Su questo si intessono altri temi, quello della “generazione perduta”, rappresentata da Ippolit (così inetto che non riesce nemmeno a suicidarsi), quello delle diverse forme dell’ortodossia cristiana (la “vera fede”, cui ci si riferisce ciclicamente e soprattutto nella seconda parte) e quelle migliaia di storie, di persone, popolo, miseria, umiliazioni e assoluta, totale felicità che creano la baraonda infernale della vita russa di quegli anni.
Esorterei tutti a NON SCRIVERE RECENSIONI se non avete idea di che cavolo state parlando