Vogliamo dedicare questa bellissima recensione alla scomparsa di Silvana Zara, impavida guerriera, sorella della nostra collaboratrice Patrizia Zara – il libro ci dice Patrizia lo avevano letto insieme in un momento molto struggente.
La redazione
DOLCE PER SÉ, di Dacia Maraini
Era fra le bancarelle al prezzo di un euro, l’ho guardato e senza rifletterci molto l’ho comprato, sebbene la scrittura di Dacia Maraini non sempre sia in sintonia con i miei neuroni.
Cosa perdo? Un euro?! Qualche ora ? Si può fare, ho pensato.
È il titolo che ha attirato la mia attenzione, di questo ne sono certa, io appassionata da sempre di Giacomo Leopardi non potevo non essere attratta da quelle tre parole tratte da “Le ricordanze”, che danno il titolo al romanzo in questione.
“Dolce per sé, ma con dolor sottentra
il pensier del presente, un van desio
del passato…”
Il romanzo è un’improbabile corrispondenza epistolare, unilaterale si badi bene, e del resto non potrebbe essere altrimenti, tra una donna di cinquant’anni e una bimba di sei.
Vera, questo il nome della donna, si racconta senza freni ma con la dolcezza del passato e l’educazione della sapiente conoscenza attraverso le lettere indirizzate a Flavia, la bimba, figlia del fratello del compagno, di sei anni scalpitante con il suo cappelletto color ciliegia in testa e le scarpe rosso pomodoro ai piedi, conosciuta mentre fa il suo ingresso all’Hotel Bellevue.
È empatia a prima vista e del resto non potrebbe essere altrimenti quando due anime infantili s’ incontrano al di là del loro bagaglio più o meno grande e nonostante qualcuna si trascina nei ricordi del suo inevitabile passato.
E se per certi versi la Maraini sembra cadere nel sentimentalismo costruito ad hoc, alcune pagine li ho trovate sinceramente toccanti nella semplicità nel raccontare il dolore della perdita, nello struggente ricordo di ciò che non è più in un tempo multiforme di una realtà inequivocabilmente metamorfica. Nelle lettere indirizzate alla piccola Flavia, ignara nel suo diluire, fa capolino, dalla donna scrivana, quella bambina, la destinataria più verosimile, che cocciutamente vuole rimanere tale perché, anche se la pelle può mettere su le grinze, la bambina continuerà a occhieggiare sotto maglie, camicie, sottovesti, collane di vetro.
Quella bambina che si stupisce, che sorrise timida, che spia preoccupata, che si meraviglia follemente di quello che vede nonostante nel corso dell’esistenza della vita non è sempre che si può indossare “un cappelletto color ciliegia” e le scarpe non sono sempre “rosso pomodoro “.
Buona lettura
Recensione di Patrizia Zara
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Dolce per sé Dacia Maraini
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