DOMBEY E FIGLIO, di Charles Dickens (Rizzoli)
Dopo il romanzo “a cavallo tra due continenti” Dickens torna nella City, in particolare nella casa del ricco Paul Dombey, titolare di una ditta con una lunga storia familiare. Sua moglie gli ha finalmente fatto dono di un figlio maschio, morendo subito dopo per le complicanze del parto. Troppo concentrato sull’importanza di mantenere il buon nome della sua attività, “Dombey e figlio” il nostro chiama il piccolo col suo stesso nome e si dedica anima e corpo alla sua educazione, trascurando del tutto l’altra figlia Florence. Ma come spesso accade il destino avrà in serbo per il nostro una sorte ben diversa.
Come già aveva fatto con “Martin Chuzzlewit”, Dickens sposta la scena principale del racconto nella casa di un uomo benestante, descrivendone la parabola discendente e lo sconvolgimento della sua vita perfetta e dei suoi piani, dimostrando ancora una volta il trionfo dei sentimenti e dell’umanità sulla razionalità e sul profitto. Meravigliosa in questo senso la figura di Florence, figlia devota e placida che diventa quasi l’angelo della salvezza, e altrettanto si può dire della sua bambinaia Susan, apparentemente dura come il granito ma con grandi sentimenti; altre figure no meno affascinanti sono Polly, la giovane donna chiamata ad allattare il neonato Paul e la seconda moglie del ricco Dombey, una donna dal carattere forte e che si legherà a tal punto all’invisibile Florence da cercare di difenderla dalla malsana influenza dell’ambiente intorno a loro.
È un romanzo con momenti se vogliamo divertenti, in particolare le scene con protagonista il capitano Cuttle, molto amico di Florence e protettore del suo amato, altre quasi grottesche come i tentativi di arruffianamento nei confronti di Paul Dombey e altre ancora particolarmente tristi e drammatiche oppure, di contro, estremamente commoventi senza mai cadere nel buonismo. Una sorta di romanzo di formazione/saga familiare dove il finale è quanto mai inatteso, toccando vette di rara poesia, sicuramente tra le opere più complete, profonde e intense di Dickens, almeno per me.
Recensione di Enrico Spinelli
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