DON GIOVANNI IN SICILIA, di Vitaliano Brancati
Giovanni Percolla, è il protagonista di questo divertente romanzo di Brancati, ma con lui protagonista è la provincia siciliana degli anni 30 descritta con toni grotteschi e ironici come un ambiente sonnacchioso e pavido, priva di motivazione esistenziale; una società disfatta in cui gli uomini cercano la loro rivincita e il loro riscatto nell’idea di possedere la donna di turno, smania di possesso che si materializza nell’insulso continuo parlare di donne, di avventure amorose e di conquiste femminili possibili. Una società quindi decadente come decadente può essere una società priva di libertà.
Brancati, con la sua graffiante ironia delinea il personaggio principale, Percolla come un uomo mediocre, timido, un inetto ossessionato dalla donna e dal suo possesso ma tale desiderio esasperato, rimane sistematicamente deluso perché la donna per lui è solo un miraggio, un oggetto del desiderio sfuggente; tanto più il desidero è forte, tanto più la smania lo colpisce tanto più deludenti sono i fatti. Ecco quindi che giunto alla soglia dei 40 anni, deve ammettere a se stesso, che non è ancora riuscito ad avere una relazione stabile con una donna vera, salvo qualche incontro sporadico con le prostitute.
La sua vita è anonima ma tutto sommato confortevole, è sempre stato assistito, coccolato da tre sorelle zitelle, la cui presenza noiosa gli ha però garantito ottimi pranzi, sonnellini pomeridiani, nessuno pensiero pratico e nessun obbligo a cui provvedere, lasciandolo libero di assecondare il suo interesse principale, le donne che avrebbe potuto conquistare ma che per mancanza di iniziativa, viltà e paura di essere rifiutato non ha mai nemmeno osato avvicinare; consolatorie sono per lui le conversazioni sulle donne, i sogni ad occhi aperti, che permettono all’autore di esplicitare tutta la filosofia meschina dell’uomo cacciatore e donnaiolo, espressione della società.
Eppure Giovanni ha la possibilità di raggiungere il suo obiettivo, perché Ninetta “l’ha guardato!” e, il gioco di sguardi ha un gran valore simbolico e vale più delle parole; lo sguardo di Ninetta vuol dire “mi piaci” e questa dichiarazione invece che dare animo a Giovanni e spronarlo ad affrontare la situazione e dichiararsi, è motivo di un nuovo tormento; Giovanni è preso dai dubbi, è roso dalla passione ma non sa come corteggiare Ninetta dimostrando di non essere affatto un autentico don Giovanni.
E a conferma che la vera passione non sta quindi, nella soddisfazione concreta del desiderio ma nella fantasia, nel perdersi nel sogno, nell’immaginazione il finale è una piacevole sorpresa.
Il romanzo acquista il suo significato più ampio se il lettore inserisce la figura di Giovanni inetto, passivo, futile, egoista e sognatore, nel contesto storico della società fascista e dei suoi infimi aspetti: materialismo, pregiudizio e soprattutto maschilismo.
La prosa di Brancati è deliziosa, il pensiero acuto e la lettura scorrevole e ironica, quasi una burla!
Recensione di Patrizia Franchina
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