DUE LIBRI A CONFRONTO: Dante, di Alessandro Barbero – A RIVEDER LE STELLE. Dante, il poeta che inventò l’Italia, di Aldo Cazzullo
Letture “dantesche”
Sono una trentina i libri su Dante usciti per il Centenario. Difficile districarsi. Ho letto il Dante di Alessandro Barbero. Un tentativo serio e di ricostruire la vita di Dante dentro il suo tempo facendo i conti con molte lacune documentali e senza ricorrere ad improvvisate e improbabili ricostruzioni. Quel che non si sa lo si può solo supporre. Ma è bene dirlo e Barbero lo dichiara. Una operazione “scientifica” ed onesta. Quale è stata la formazione culturale di Dante ? poco se ne sa. Ha assistito “alle disputazioni dei filosofanti”. Ma da qui ad attribuirgli una conoscenza di filosofia che non fosse di cose orecchiate ce ne corre. Dante è un citatore di Aristotele ma sembra più per principio di autorità che per studio. Progetta un Trattato in 14 libri di Filosofia, il Convivio, ma si ferma a Quattro. Difficile andare avanti. Meglio imbarcarsi nella avventura dell’Inferno. La sua vita era diventata un “inferno” e così, già cupo di suo, come ci tramanda Boccaccio (“pensoso e melanconico”), se la lega al dito con tutti. La sua Commedia è opera della Amarezza e dello Sdegno (B.Croce). Il carattere “isdegnoso” come lo definisce il Villani influisce sulla sua poesia. Il Mondo è crudele e senza salvezza terrena, alla maniera di Sant’Agostino e quando “all’alta fantasia mancò possa” il mondo allegorico e magico di Dante si spegne nelle luci accecanti delle stelle e del Sole. Al di la non si può vedere, ma solo “sentire” col cuore della fede. Dante è come l’uomo del medioevo, un pellegrino mistico.
Per dovere d’ufficio (dando una mano a mio nipote in Terza superiore) ho dovuto leggere anche l’altro libro che va per la maggiore. Il Dante di Cazzullo. Una opera geniale di marketing che mischia profetismi ed estrapolazioni anacronistiche. La coscienza delle mediocrità culturale del paese porta l’Autore a raccontarci un Dante ispiratore di Dalla, Ungaretti, anticipatore del Vajont ed altre amenità leggibili come un romanzo rosa. Una enciclopedia di Gossip. Sebbene Dante guardasse con la testa rivolta indietro (bisogna leggere il Monarchia ) Cazzullo ci invita a non considerarlo un reazionario. Gramsci, in Quaderni del Risorgimento, lo dichiarava uno che “vuol superare il presente con gli occhi rivolti al passato”, i fasti dell’Impero Romano a cui si dovrebbe ispirare il nuovo Impero Universale a trazione “teotisca”, altro che italica !. l’Unica profezia che potremmo attribuire a Dante riguarda l’acquisto a prezzi esosi e fuori di mercato del porto di Talamone per i quale “molto ne soffriranno gli ammiragli”. Ma Cazzullo si guarda bene dal dirlo per non urtare la vanità dei senesi. Se avesse letto il Paradiso, Cantica complessa e intricata in geometriche teologie, avrebbe potuto dire che Dante appare come il primo grande fantasioso esploratore del cielo interstellare. Ma leggere (capire) a parte il recitare il Paradiso fu ostico anche a Goethe.
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Togliere Dante dal suo tempo per farne un soggetto metastorico non è un buon servizio al Poeta che fu grande per almeno tre ragioni : ci descrive il suo tempo inquieto e contraddittorio in modo geniale ed unico; esprime una ars poetica di insuperabile armonia e suggestione; ogni Cantica termina con una aspirazione, umana, ad abbandonare spazi di oscurità.
La scoperta di Dante dopo centinaia di anni di oblio è stata recente: il 700 in funzione anti illuministica e razionalistica, l’800 con la necessità di dare allo Stato Sabaudo una lingua unica (anche se Piemontesi e Calabresi continuarono e continuano a con comprendersi per i forti radicamenti dialettali); e nel primi del 900 la necessità di dare allo Stato Nazionale, con Dante,Boccaccio, Petrarca e Machiavelli, solidi e antichi ancoraggi identitari e culturali. Scrisse Croce nel 1921 (6centesimo anniversario) che Dante andrebbe Letto e che ci sono dantisti e dantomani, quelli che forzano la Poesia della Commedia oltre il suo limite che fu di grande impatto soggettivo e simbologico. Piuttosto che di universalità parlerei di unicità di Dante. Se lo liberiamo dalle trappole del celebrativismo riscopriamo una grandezza che è lezione di etica, di creatività e musicalità in quel tempo inquieto dove le cose andarono 8 Istituzioni, Linqua, Chiesa) per un verso opposto a quello che Dante predicava.
Di Sergio Landi
DUE LIBRI A CONFRONTO: Dante Alessandro Barbero – A RIVEDER LE STELLE. Dante, il poeta che inventò l’Italia Aldo Cazzullo
“Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”
(Giuseppe Ungaretti)
“Come d’autunno si levan le foglie
l’una appresso de l’altra…”
(Dante Alighieri)
Queste sarebbero “amenità da romanzo rosa”? A me pare un dialogo a distanza di secoli tra due grandi poeti toscani e italiani. Studi di più e meglio signor Landi, abbia più rispetto per il lavoro altrui, seguito da centinaia di migliaia di lettori, e legga il prossimo libro in cui si parla del porto di Talamone (citato nel Purgatorio; A riveder le stelle era sull’Inferno). Un cordiale saluto
Oddio forse il lavoro altrui dovrebbe rispettare maggiormente Dante e la Commedia. Tenere poi il seguito di centinaia di migliaia di lettori come sinonimo di qualità mi sembra molto ingenuo. Anche il libro delle barzellette di Totti ha avuto un grande seguito, da qui a dire che sia un capolavoro…
Diceva Gian Battista Vico che fu il riscopritore di Dante contro il razionalismo dell’Illuminismo che il male della cultura italiana era,e rimane,la “boria dei dotti”.Essi non accettano opinioni diverse e credono che il loro sapere sia il Sapere.Comunque complimenti per il budget.Quanto a Dante preferisco Barbero e Benedetto Croce