DUE LIBRI A CONFRONTO
I ROMANZI DELL’ATTESA: IL DESERTO DEI TARTARI (1940) – UN AMORE (1963) Dino Buzzati
Il giovane tenente Giovanni Drogo e l’architetto cinquantenne Antonio Dorigo, accomunati, casualmente (?) da cognomi paronomasticamente affini, sono collocati dall’autore in due contesti abissalmente diversi. Il primo si ritrova di stanza in un’ipotetica Fortezza Bastiani di un’epoca imprecisata, al confine di una zona abbandonata nelle mani di anch’essi non ben identificati Tartari. Il secondo vive nella Milano degli anni Sessanta.
A parte che dalle rispettive ambientazioni e trame, i due libri sono separati dai ventitré anni di una guerra mondiale, di un problematico dopoguerra e di un ormai dilagante boom economico e socioculturale. Eppure le solitudini che raccontano sono le stesse, ed è uguale l’attesa che i due protagonisti vivono di qualcosa che dia un senso definitivo alle loro esistenze. Quindi il tenente, com’è noto, aspetta il “nemico” per antonomasia, quei Tartari che prima o poi “devono” arrivare; l’architetto invece cerca l’ “amico”, sempre per eccellenza, cioè l’ “amica”, la donna tanto più giovane di lui, Laide, della quale è perdutamente innamorato.
Il fatto che la ragazza sia una prostituta non ha alcuna importanza, così come non importa che i Tartari non abbiano un’identità precisa. Quella che conta è la “quest”, la “recherche”, in termini medioevali o moderni. Il Graal vale in sé molto meno di ciò che si fa per raggiungerlo e “le temp perdu” può essere bramato quanto si vuole, ma è introvabile per natura. Chiedersi se Drogo arriverà ad affrontare i Tartari o se Dorigo riuscirà ad ottenere un affetto sincero dalla sua ninfetta è un vanificare la ricerca stessa, che vive e si nutre della solitudine da cui nasce, con tutte le sue angosce e i suoi spasimi…
Di Pasquale Vergara
IL DESERTO DEI TARTARI Dino Buzzati
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