
Due libri a confronto: LA MALACARNE _ LA MALNATA, di Beatrice Salvioni

La Malacarne, letto appena dopo “la Malnata”, della stessa autrice, appare essere per quello che in effetti è.
Lo stesso romanzo!
Solo che, mettendo assieme i due volumi, si raggiunge qualcosa come circa 700 pagine…e forse per una scrittrice così giovane ed esordiente sarebbe apparso a un ipotetico editor troppo pretenzioso.
Invece se si guarda al contenuto, alla storia raccontata ed ai generi che rievocano, i romanzi potevano essere addirittura tre.
Ma tutto questo capita perché trattandosi di una scrittrice relativamente giovane (appena trentenne) la tentazione del pregiudizio è forte.
Dunque se con La Malnata eravamo in una sorta di realismo “magico” fra stregoneria e giochi per bambini dove la realtà vera e propria entrava a gamba tesa con tutto il suo peso fatto del predominio dei maschi in epoca fascista che trovava sponda nel peso degli affari, dei soldi e della politica, con La Malacarne, essendo nel frattempo le bambine e i bambini che assieme andavano a giocare al fiume cresciuti, le cose si fanno ancora più serie.
Attorno alle due bambine principali protagoniste del racconto (siamo alla preparazione della seconda guerra mondiale nell’Italia fascista che dà vita alla resistenza ed ai partigiani) il mondo continua nella sua direzione.
Allora Maddalena, la Malnata, che nel frattempo ha visto il male (quello sociale e non più il diavolo della sua fantasia da bambina…) da strega si trasforma, perché da adolescente sa anche essere bellissima, e nonostante gli anni passati in manicomio, in donna fatale.
Tale da dominare con la forza della sessualità gli uomini. Specie quelli potenti. Una donna calcolatrice e fredda che tuttavia non ha mai dimenticato i tre amici del fiume ( il Lambro) tanto da sapere intervenire sempre (a sorpresa) nei momenti più difficili della vita.
Francesca, la sua amica del cuore (… si scoprirà quanto “del cuore”) che nel primo volume de La Malnata era socialmente privilegiata è diventata per vicissitudini personali, dovuti principalmente al suo rapporto con la Malnata, che nel frattempo è (ingiustamente) chiusa in manicomio, è diventata nell’immaginario collettivo La Malacarne.
E allora, come sempre capita, se la gente ti attribuisce, giustamente o meno (ma più spesso ingiustamente) un certo ruolo, …la nomea…questo diventa uno status.
Poi, pur nella nuova differenza degli status sociali, la Malnata diventata donna fatale e benestante (oltre che potente) e la Malacarne (Francesca) con le sue difficoltà economiche fino ad allora sconosciute, la Storia va avanti.
Si va verso la guerra al fianco di Hitler, gli italiani conoscono la fame (quella vera) e molti, piuttosto per rabbia e odio personale contro Mussolini, vanno verso le resistenza, i GAP ed i partigiani.
Ed allora il romanzo (nei due volumi) perde tutti gli elementi di magia e stregoneria del primo volume (la Malnata) e diventa un romanzo storico con tutte le vicende crude e drammatiche che ne derivano.
Ma il cuore vero e proprio dell’opera, anche se a dire il vero la scrittrice con una certa abilità qualche segno lo aveva lasciato fin dall’inizio, lo si capisce bene, perché viene dichiarato nelle ultimissime pagine, è quello che “ si tratta di faccenda di donne”.
Si tratta di una storia di libertà delle donne.
In tutti i sensi.
Di Alfredo Maglitto
Abbiamo intervistato Beatrice Salvioni e parlato delle sue due opere “La malnata” e “La malacarne’
Abbiamo intervistato Beatrice Salvioni e parlato delle sue due opere “La malnata” e “La malacarne’
La Malnata mi è piaciuto parecchio, sono rimasta delusa dalla Malacarne.