DUE LIBRI A CONFRONTO: UN’AMICIZIA, di Silvia Avallone e SEMBRAVA BELLEZZA, di Teresa Ciabatti
Un’amicizia di Silvia Avallone e Sembrava bellezza di Teresa Ciabatti:
due libri pubblicati a poca distanza l’uno dall’altro, vicini e, al contempo, lontanissimi. Ad accomunarli il fatto che parlino di amicizia al femminile, desideri realizzati, ma anche infranti, realtà e finzione, verità e menzogna, vita sognata e vita reale, scavando a ritroso e con una visione a volte impietosa ed incapace di aprirsi al perdono (primo tra tutti quello di sé), dall’oggi all’adolescenza e ritorno, ma con una lingua, uno stile e una tecnica narrativa quanto mai differenti.
Una dicotomia che balza agli occhi ancor più nitida quando, come nel mio caso (e solo per una semplice casualità) si passi dal primo al secondo senza l’intermediazione di altre letture.
Ad accomunarli, probabilmente, è la sottesa visione del potere salvifico della scrittura (in Sembrava bellezza, la protagonista è, non a caso, una scrittrice, mentre in Un’amicizia la protagonista ambisce a diventarlo), per quanto mai espressamente dichiarato. Preziosissimo strumento per riesumare ed affrontare coraggiosamente insidiosi fantasmi del passato, presenze talvolta talmente ingombranti, da condizionare in modo ossessivo l’intero corso di un’esistenza.
Vengono così offerte al lettore, immagini di donne complesse, mai pienamente pacificate con se stesse, tormentate da domande esistenziali, cui non sempre sapranno trovare una risposta, ma vere nella loro essenza più intima. Di una verità non più edulcorata dal bisogno di offrire simulacri di artefatta perfezione, per soddisfare la formula “appaio, dunque sono”, ma finalmente fiera di mostrare anche cicatrici e brutture, libera di essere, senza dover per forza soggiacere a melliflui modelli di perfezione e successo, imposti dalla società.
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