DUE PICCOLI PASSI SULLA SABBIA BAGNATA, di Anne-Dauphine Julliand (Bompiani)
Ho terminato in piena notte “Due piccoli passi sulla sabbia bagnata” di Anne-Dauphine Julliand. Non potevo non finirlo, non potevo riaddormentarmi senza aver letto l’ultima manciata di pagine di questo libro, che mi ha emozionato come forse nessun libro ha mai fatto, che mi ha colpito come un pugno allo stomaco. Anne-Dauphine è una giovane giornalista che vive a Parigi. Ha un marito che ama, Loic, due meravigliosi bambini, Gaspard e Thais, e aspetta il terzo figlio. La loro vita sembra perfetta, fino a quando alla piccola Thais non viene diagnosticata la leucodistrofia metacromatica. Si tratta di una grave patologia neurodegenerativa, rara e progressiva. A due anni, la vita di Thais è già fortemente in pericolo, la malattia non le dà scampo. Ma nonostante il terribile destino di cui Anne-Dauphine è purtroppo pienamente consapevole, si attacca con tutte le forze al proposito che condivide con suo marito: aggiungere vita ai giorni della bambina, non potendo aggiungere giorni alla sua vita. Cosa significa? Amarla, oltre ogni confine, al di là della sofferenza, del dolore, delle medicine, delle apparecchiature e delle difficoltà quotidiane.
Questo libro, che è la testimonianza in prima persona di ciò che l’autrice ha vissuto insieme alla sua famiglia in un lasso di tempo di poco più di un anno e mezzo, è un inno all’amore: quello materno, che combatte anche davanti alla realtà più crudele; quello di una bambina, incondizionato, verso la sua famiglia e verso chi si prodiga in ogni istante per cercare di alleviare dolore e sofferenza; quello di un padre, che si trova a mani nude davanti ad un’ineluttabile verità, che fatica a comprendere ma con la quale dovrà convivere, sostenendo una famiglia che non dovrà mai sgretolarsi; quello di un bambino, Gaspard, che vive una realtà più complicata di ciò che un bambino di quattro anni dovrebbe vivere; e quello di medici e infermiere che, con la loro straordinaria umanità, scendono in campo ogni giorno per cercare soluzioni a volte impossibili.
Una sorta di diario a cuore aperto, che racconta la storia vera di una famiglia che combatte contro una malattia crudele, ma che – nonostante tutto – non smette di credere alla forza dell’amore. “Un giorno, nell’ambulatorio di un ospedale, avevo promesso a Thais di trasmetterle tutto ciò che sapevo di quel sentimento che fa girare il mondo. Ma da allora, per tutto quel tempo, non ho capito che era lei il mio maestro d’amore. A pensarci bene, non so granchè dell’amore, quello vero. Come fa a saperlo lei? Non si muove, non parla, non sente, non canta, non ride, non vede. Non piange nemmeno. Ma ama. Non fa altro, con tutte le sue forze. Attraverso le ferite, le infermità, le anomalie. All’inizio, prendendo coscienza dell’entità dei guasti che avrebbe prodotto la malattia, mi ero posta una domanda: che cosa le resterà? L’amore. Quello che si riceve. E anche quello che si dà”. Una lettura commovente, emozionante, straziante, ma che ancora una volta mi ha fatto capire quanto sia importante leggere: solo così possiamo comprendere realtà di cui non conoscevamo nemmeno l’esistenza. Solo così possiamo capire ciò che viviamo e l’importanza di ciò che abbiamo.
Recensione di Eleonora Saia
DUE PICCOLI PASSI SULLA SABBIA BAGNATA Anne-Dauphine Julliand
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