È morta a 93 anni la scrittrice irlandese Edna O’Brien, la ricordiamo con il suo libro più conosciuto

È morta a 93 anni la scrittrice irlandese Edna O’Brien, la ricordiamo con il suo libro più conosciuto

 

RAGAZZE DI CAMPAGNA, di Edna O’Brien (Elliot)

Recensione 1

Due ragazzine, la capricciosa ochetta Baba e la più intelligente ma disperatamente debole Caithleen, si fanno espellere dal collegio e finiscono a Dublino, dove tentano di fare la bella vita, che poi consisterebbe nello star fuori fino a tardi tutte le sere, amoreggiare (mai sul serio) con i vari perdenti che incrociano le loro strade, ubriacarsi e fumare, fino a che…

Questo romanzo di Edna O’Brien fece gridare allo scandalo l’Irlanda intera, quando uscì negli anni 60: due ragazzine che rivendicano per se stesse la voglia di esprimersi, il desiderio di evasione e di parlare di argomenti considerati tabù, mandando allegramente al diavolo rigide suore educatrici e famiglie retrograde, ma tutto sommato non troppo diverse da certe famiglie problematiche di oggi, dovettero essere un duro colpo per i lettori di un paese fermo poco più avanti del Medioevo, situazione per altro comune a quasi tutta l’Europa di allora.

Oggi però, la carica trasgressiva di questo romanzo è evaporata: le nuove generazioni di lettori potranno avere difficoltà a comprendere il motivo che spinge una ragazza a sprecare intelligenza e istruzione per fare una vita che agli occhi del lettore moderno non ha più nulla di scandaloso.

Salvano ancora il romanzo le splendide descrizioni di ambienti e stati d’animo, che rendono alcune pagine ancora deliziosamente fresche, come miniature ad acquarello di un mondo che ormai non esiste davvero più.

Recensione di Valentina Leoni
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Recensione 2

Me li ricordo, quei giorni di novembre…

Addio, Edna O’Brien.

Novembre 2022.

Ho iniziato a leggere la trilogia di Edna O’Brien in un freddo pomeriggio di novembre. Pioveva a dirotto.

Mi sono immerso nel racconto delle vite delle due protagoniste dei tre libri che compongono il volume (“Ragazze di campagna”, “La ragazza sola” e “Ragazze nella felicità coniugale”, per la prima volta riunite in volume unico). Col passare delle ore, poi dei giorni, mi sono deciso a leggere i tre libri di fila, uno dopo l’altro. Come un libro unico, appunto.

È proprio questo senso di unità, la continuità nel racconto, che mi ha colpito maggiormente e mi ha spinto a non alternare la lettura della trilogia con altri libri. Ho incontrato le due protagoniste, Caithleen e Baba, ancora bambine e le ho seguite per lungo tempo. Le ho viste crescere e diventare donne, le ho accompagnate fino alla soglia della vecchiaia.

Dopo la pubblicazione del primo libro, nel 1960, sì gridò allo scandalo, tanto da spingere un parroco della Chiesa irlandese a darlo letteralmente alle fiamme. “Ragazze di campagna” gode quindi della fama di libro ‘maledetto’: per il suo contenuto esplicito, per il modo in cui O’Brien critica apertamente la condizione femminile del tempo, per aver creato personaggi femminili che gridano il loro desiderio di emancipazione e lo difendono a denti stretti.

Caithleen e Baba si avvicinano e poi si allontanano ripetutamente nel corso degli anni. È Caithleen a raccontare in prima persona, nei primi due volumi della trilogia, gli avvenimenti della loro infanzia e della loro adolescenza. Sono due figlie della campagna irlandese, ma vivono situazioni familiari completamente diverse, come diverse sono le condizioni economiche in cui versano le rispettive famiglie. Eppure, in entrambe arde la stessa fiamma, e pagina dopo pagina la loro sete di libertà inizia a germogliare.

Così simili, eppure così diverse; sì cercano, poi si respingono. Amiche, sorelle, complici.

Dopo un periodo passato in convento, ancora giovanissime si fanno volutamente cacciare per condotta disdicevole e trovano albergo presso una pensione di Dublino. Qui vivranno le prime esperienze lavorative e sentimentali, i primi approcci con il sesso e stabiliranno le prime relazioni importanti, che avranno un ruolo negli anni a venire.

Nell terzo e ultimo libro, il racconto è affidato a Baba. Cambia la voce narrante, la prospettiva, non cambiano i temi che tengono insieme i fili delle loro esistenze. Le relazioni con gli altri, il ruolo della donna nella società del tempo, l’autenticità dei sentimenti; sogni e speranze, paure, illusioni e desideri di due giovani donne che rappresentano quelli di una intera generazione di donne. Il bisogno di cambiamento, il desiderio di guardare avanti. Sempre e comunque, avanti.

“O’Brien ha operato una vera e propria rivoluzione invocando personaggi femminili che dalla vita osassero desiderare più che la tradizionale schiavitù domestica e sessuale, la disaffezione emotiva e l’abnegazione intellettuale. Non solo ha dato voce a chi una voce non l’aveva, ma ha anche lavato i panni sporchi della nazione in pubblico, e la sporcizia di quei panni era tale che, a oltre cinquant’anni dalla fatidica pubblicazione di RAGAZZE DI CAMPAGNA, dimostra di avere ancora bisogno di qualche risciacquo. Ora come ora, il viaggio del libro dalla penna al rogo fino al prestigio di classico osannato di cui gode oggi, pesa a priori comunque si affronti ciò che O’Brien, di fatto, ha scritto con un intento politico.

Questo forse è inevitabile, ma sarebbe un peccato permettere alla tumultuosa storia del libro di distrarci dal tesoro artistico e letterario che è di per sé il romanzo. Quando splendido e sconcio, quando spassoso e inquietante, RAGAZZE DI CAMPAGNA, spesso considerato il racconto quintessenziale di cosa significhi essere ragazze in Irlanda, non è il romanzo che ha rotto gli schemi, è quello che li ha creati”. (Dall’introduzione di Eimar McBride).

Ho chiuso l’ultima pagina in un freddo pomeriggio di novembre e sono uscito in balcone. Non pioveva più.

Edna O’Brien

“Ragazze di campagna. La trilogia”.

Traduzione di Giovanna Granato

Einaudi.

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L’isola dei tesori, dove gli animali sono preziosi

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