
ELOGIO DELL’IGNORANZA E DELL’ERRORE, di Gianrico Carofiglio (Einaudi – gennaio 2025)

Di Gianrico Carofiglio avevo letto anni fa il saggio L’arte del Dubbio, una sorta di manuale dedicato alla complessa casistica della cross-examination, che mi aveva assolutamente affascinato, e che insinuava appunto il dubbio che la verità (processuale) non abbia una sola faccia.
In questo nuovo saggio , Carofiglio tesse in modo scorrevole e piacevole l’elogio dell’ignoranza e dell’errore, mettendo in luce come in prima battuta l’errore, l’ignoranza, abbiano nel sentire comune una accezione completamente negativa. Chi vorrebbe ammettere i propri errori? Chi si autoproclama con disinvoltura “ignorante”? Eppure lungo i 9 capitoli, Carofiglio ci porta a riflettere su quella che è una verità lampante: sono molte di più le cose che non sappiamo, cioè che ignoriamo, che quelle che conosciamo. E sono molti gli errori che commettiamo, e da questo non sono immuni i cosiddetti “esperti”, tutt’altro: la maggior parte delle previsioni dei cosiddetti esperti (tra quelli che compaiono in tv, ad esempio), si rivelano sbagliate; ma essi sono viziati da una forma di presunzione e autoreferenzialismo che non permette di prendere coscienza di questo.
Ci mette in guardia dalla rigidità del pensiero, dalla trappola dei bias di consenso, dal ricercare solo le prove o i fatti che danno ragione alle nostre tesi e ai nostri pensieri, anziché avventurarci anche nel territorio forse meno rassicurante, ma certamente ricco e produttivo , di ciò che ignoriamo, dei pareri che ci mettono in dubbio, delle opinioni e dei fatti discordanti dalle nostre idee e convinzioni.
Non è certamente un invito a gloriarci della propria ignoranza, ma più che altro un prendere onestamente atto di essa: Emergono i concetti del sapere sbagliare velocemente e con eleganza (mi piace molto questo concetto), per poter aggiustare la rotta; dalle arti marziali prende l’idea appunto dell’imparare a cedere e rialzarsi, senza abbattersi, ma con la consapevolezza che solo la perseveranza e l’onesta voglia di capire e di andare avanti appunto fanno fare passi verso i progressi. E introduce pure il concetto dei successi preterintenzionali: molte volte invenzioni, scoperte, successi sono nati da fallimenti ed errori, anzi sono nati nonostante fallimenti ed errori.
Insomma capire ed ammettere che si sbaglia, che commettiamo errori, che le cose che non sappiamo sono immensamente maggiori da quelle che sappiamo, ci rende consapevoli delle possibilità che abbiamo di migliorarci, ci aiuta ad avere menti più aperte ed equilibrate, ci preserva da una rigidità di pensiero che porta, quella sì, facilmente all’errore e ci rende più amabili, perché più umani, non solo agli occhi degli altri, ma anche di noi stessi.
È un libro che mi sento di consigliare e sinceramente credo che dovrebbe essere fatto leggere agli studenti delle superiori, quale fonte di riflessione e di aiuto alla crescita
Recensione di Cristina Vercelli Recioppo
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