ENDYMION e IL RISVEGLIO DI ENDYMION, di Dan Simmons
Gli ultimi due libri del ciclo de “i canti di Hyperion” di Simmons sono forse l’opera di fantascienza più bella e maestosa che io abbia mai letto fin’ora e probabilmente in lizza per diventare il mio libro preferito di sempre.
Ma andiamo con ordine.
Ho deciso di recensire insieme i due libri perché, di fatto, sono la stessa storia divisa in due tronconi per semplice comodità. Leggerli entrambi è indispensabile e nonostante in molti punti Simmons riassuma parliamo di qualcosa come mille pagine.
Le ho finite in una settimana. Io pensavo che già con Hyperion questo autore avesse mostrato la sua abilità; viene fuori che i primi due libri del ciclo erano solo un antipasto, una gustosa introduzione a una storia estremamente più interessante.
La nostra storia comincia circa tre secoli dopo la fine del precedente ciclo: i pianeti dopo che è successo quel che è successo sono isolati e il protagonista, Raul Endymion, viene incaricato da Sileno (uno dei personaggi dei precedenti romanzi) di intraprendere un viaggio per salvare una ragazzina, Aenea, che sembra essere una sorta di messia.
Il viaggio del protagonista e della ragazzina è una vera e propria odissea, una di quelle che non lascia niente al caso, che intrigano e ci mostrano nelle pagine in un crescendo pazzesco i tratteggi di tante diverse possibili società, passando da un Vaticano nuovamente militarizzato, per società filosofiche dove ci sono unioni di tre persone, passando per mondi neo-buddhisti. E per chi ha letto i titoli precedenti sì: finalmente apprendiamo qualche dettaglio in più dei misteriosi e interessantissimi Ouster, quel lato di umanità che ha deciso di adattarsi allo spazio profondo.
Insomma, un viaggio sfaccettato che all’inizio sembra quasi mosso dal caso, ma che poi affronta via via tematiche potentissime, dando risposte veramente allucinanti.
Davvero gente, qui ci sarebbe materiale per una nuova branca della filosofia.
Simmons ha scritto questa cosa qui nel 1997. Ed è più attuale che mai.
Tanto per cominciare dentro Endymion c’è molto di Dune; della sua idea di uomo quantistico e di futuro (e mica per caso, la prima spiegazione sul futuro viene data in un pianeta desertico..).
Ma c’è anche molto, molto altro. Di recente sto recuperando saggi abbastanza noti come “Homo Deus” di Harari o “Antifragile” di Taleb. Ecco, Endymion, scritto anni e anni prima, unisce i pezzi del puzzle, ci restituisce una risposta al motivo dietro l’esistenza umana ed è un messaggio estremamente romantico ed estremamente attuale.
Nei dialoghi estremamente significativi delle lezioni di Aenea, del suo discorso con il piccolo Dalai Lama e così via, il libro smette di essere semplice libro; diventa saggio e pone un ponte allucinante per la nostra condizione: l’essere umano è quello che è in virtù della propria empatia.
Questo era un tema che veniva già analizzato nella trilogia di film di Matrix, ma che qui ascende a nuova vetta e non solo: ci dice molto su quello che per Simmons è il potenziale di questo nostro tratto.
Un potenziale che è una sorta di incrocio fra l’idea di empatia del telefilm di Sense8 e di “magia” o quarta dimensione presente in Lovecraft.
E la cosa fantastica è che ne dà un tratto umano: Endymion cerca di rispondere alla domanda più grande di tutte, ossia su cosa ci renda umani.
E secondo me ci riesce.
Sul fronte narrativo i passi avanti nello stile rispetto ai due libri precedenti sono evidenti: lo stile è più scorrevole, le scene sono meglio tratteggiate e anche se non si arriva mai a uno stile allucinante in stile Alan Altieri, ci si mantiene sempre su un buon livello.
I personaggi sono ben caratterizzati e non solo: trovano ciascuno di essi un proprio pezzo all’interno del puzzle. Nella sua genialità poi Simmons riesce anche a giustificare la narrazione corale e in terza persona e.. beh, oltre a essere una cosa dannatamente meta-narrativa è già di per sé un piccolo capolavoro di coerenza.
Potrei continuare per giorni, probabilmente per settimane a parlare dei temi che questo libro mi ha lanciato. Dico davvero: Simmons tratta di tutto, passando dalla religione all’amore (Endymion è, in realtà, anche una grande storia d’amore) ma anche per temi come il transumanesimo, l’auto-coscienza e, tanto perché non gli bastava, verso la fine si inventa pure una nuova forma di ambientalismo.
Mi sento di dire che questa è un’opera che trascende la semplice fantascienza e che andrebbe accostata a libri spirituali come Siddharta, perché, proprio come quest’ultimo, ci fa riflettere su cosa sia l’essere umano.
Insomma, un capolavoro.
Recensione di Virgo Jones
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