ETZEL ANDERGAST, di Jakob Wassermann
Il dottor Kerkhoven è un mite medico di famiglia che vede la sua vita trasformata da tre eventi: l’amicizia con l’affascinante Irlen dalla travolgente personalità affetto purtroppo da una malattia gravissima. L’amore per Marie, da cui trae forza e sicurezza per la sua professione. E il rapporto maestro/allievo con il giovanissimo Etzel che ripete a ruoli invertiti quello vissuto da lui con Irlen.
È il secondo volume di una trilogia, dopo Il caso Mauritius e prima de La terza esistenza di Joseph Kerkhoven; pur essendo storie del tutto indipendenti, i personaggi sono collegati.
Questo è un libro a cui non è facile rendere giustizia, difficile da consigliare pur essendomi piaciuto moltissimo. Soprattutto perché il modo di raccontare di Wassermann non è né agile, né lineare, quindi potrebbe respingere. Ma sarebbe un peccato. Leggendo questo, più ancora di Mauritius, ho pensato al magma che scorre infuocato e invisibile sotto la crosta terrestre. Irrompe in superficie all’improvviso da una crepa quando si rompono gli equilibri, mentre tutto sembra calmo, cambiando per sempre lo scenario. Un fiume sommerso di passione, emozioni, vita, che colpisce tanto di più quanto più lento e talvolta pedante in alcune divagazioni appare il racconto. Wassermann aveva la stima e l’apprezzamento di Thomas Mann e credo che si capisca bene perché.
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