EVERYMAN, di Philip Roth
“Everyman” è la storia di un uomo che aveva tutto e finisce per morire solo e triste. Un uomo che si è sposato tre volte e che aveva tre figli: due con la sua prima moglie e una figlia con Phoebe, la sua seconda moglie, con la quale trascorre i momenti più felici della sua vita. Con lei ha Nancy, che adora.
Un uomo di salute molto fragile, ricoverato in ospedale in molte occasioni e un uomo che invidiava suo fratello Howie, non solo per la sua salute di ferro, ma anche per i suoi successi professionali e familiari. Everyman è un libro sulla decadenza fisica legata alla prospettiva della morte; di malattie, operazioni, del tempo che trascorriamo della nostra vita negando o fingendo che a noi non accadrà mai. Roth fissa la morte in faccia con sobrietà, come sanno fare pochi scrittori.
“Ogni uomo” nasce, cresce, si innamora, tradisce, mette al mondo figli, distrugge matrimoni e famiglie e all’improvviso …. invecchia. “
Infatti “La vecchiaia non è una battaglia,la vecchiaia è un massacro”.
In definitiva,il tema di fondo, che pervade l’intero romanzo è l’eterno conflitto (universale) tra eros e thanatos, vita e morte. L’affanno del dover morire, l’angoscia di non esserci più, la paura dell’oblio contro l’ansietà del vivere, la speranza della gioia, la pienezza dell’essere, la brama di vita che impallidisce di fronte al pensiero dell’annichilimento.
La contraddizione esistenziale dello scontro tra il destino di morte e il desiderio di immortalità di ogni uomo.
Allora qual è il modo per scavalcare quel muro che origina la nostra finitudine. L’”uomo qualunque” lo suggerisce alla figlia:
“Ma è impossibile rifare la realta’,- disse lui sottovoce,strofinandole la schiena e carezzandole i capelli e cullandola dolcemente tra le braccia.- Devi prendere le cose come vengono. Tener duro e prendere le cose come vengono. Non c’è altro sistema”
Recensione di Cosimo Aprile
Commenta per primo