FIGLIA DEL TEMPORALE, di Valentina d’Urbano (Mondadori – settembre 2024)
La vicenda si svolge in Albania, tra gli anni 70-80, un’Albania rurale, in cui i governi comunisti e lo stile sovietico sono dominati. Hira è ancora ragazzina quando perde i genitori, costretta a lasciare Tirana per vivere dagli zii paterni. La vita in montagna è dura, aspra, dominano leggi antiquate e lontane dal mondo in cui è cresciuta Hira. Gli zii pur severi l’accolgono con affetto, come una figlia, la cugina come una sorella, mentre il cugino Astrit stringe con lei un rapporto speciale e unico che nel corso degli anni non si spezzerà mai. Hira coraggiosa e determinata, rifiuta il matrimonio organizzato, ma è costretta ad un giuramento che sa di medievale, secondo i codici ancestrali: diventa per tutti Mael, un giovane maschio, costretta a nascondere il suo corpo da donna, rimarrà una “vergine giurata”, donna solo nel corpo, vestendosi e facendo i lavori da maschio.
Per alcuni anni sembra trovare in questo ruolo un certo equilibrio, ma….la sua indole di donna resta ad ardere sotto la cenere, sino al finale che sembra ridare libertà e giustizia a questa giovane donna. Anche in questo romanzo la scrittrice narra la storia di una giovane donna che si deve far strada in un mondo maschile e patriarcale. Una storia in cui i sentimenti e i legami tra i protagonisti sono molto intensi, cosi come la natura montuosa, aspra e selvaggia sullo sfondo è parte fondamentale, si amalgama con i caratteri dei personaggi.
Recensione di Daniela Balti
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