FIGLIO DI DIO Cormac McCarthy

FIGLIO DI DIO, di Cormac McCarthy (Einaudi)

Profondo Sud Stati Uniti, periodo non specificato, ritengo parecchie decine di anni fa.

Lester Ballard è un uomo di poco meno di trent’anni con problemi mentali, un derelitto che vive solo in una catapecchia all’inizio del racconto, l’espropriazione del suo terreno da parte della contea, lo porta nel corso di pochi mesi alla follia più completa.

L’ambiente intorno a lui non è certo rassicurante: rurale, ignorante, povero, lo porta sempre più all’isolamento, fino ad arrivare ad un comportamento praticamente animale. Un uomo disturbato, vittima dei suoi istinti, che la società cerca solo di evitare. Eppure, nonostante gli orrori perpetrati, quest’uomo alla fine induce un senso di pietà, pietà per chi nasce diverso, o diverso diventa per i fatti della vita.

Solo un grande scrittore come McCarthy, con una prosa perfetta: asciutta ed efficace può indurre il lettore a terminare un racconto davvero difficile, disturbante, terribile.

Dello stesso autore ho già letto La strada, apprezzata nonostante il tema. Questo racconto lo consiglio a chi non ha paura di affrontare temi forti, dove l’happy end non è mai contemplato.

Recensione di Carla Maria Cappa

L’isola dei tesori, dove gli animali sono preziosi

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