FINCHÉ NON APRIRAI QUEL LIBRO, di Michiko Aoyama (Garzanti – settembre 2022)
No, non è così. Non è una proposta che viene direttamente da loro in maniera arbitraria; è perché tu hai fatto una mossa e cosi anche ciò che ti circonda ha iniziato a muoversi.
Ma che libro meraviglioso ho letto?!?!
Questa è l’esclamazione che spontaneamente ho fatto finendo il libro. Un libro piccolo, che si legge d’un fiato e che regala una leggerezza intrisa di spunti di riflessione. Avevo bisogno di un libro dolce e leggero e l’ho trovato. Da sempre sostengo che i libri si scelgono come le persone: a pelle. È una questione di chimica, sempre.
Veniamo al libro, che ha in copertina una donna di spalle in mezzo a scaffali pieni di libri. In questo romanzo ogni lettore ritrova se stesso. Impossibile sfuggire! Perchè? Perché tutti nella nostra vita abbiamo avuto in mano un libro che in qualche modo ci ha cambiato la vita.
Michiko Aoyama, autrice del romanzo “Finché non aprirai quel libro”, edito da Garzanti e tradotto da Daniela Guarino, scrive cinque storie legate da un filo comune: tutti i personaggi passano nella biblioteca presso una Community House nella quale lavora Komachi Sayuri, una cinquantenne voluminosa vestita di bianco con uno chignon con due bacchette con grappoli di fiori che ha una voce dolcissima e accattivante.
Komachi Sayuri sa consigliare i libri giusti non solo per assecondare in pieno le richieste dei personaggi ma anche perché va oltre; dopo ogni breve scambio lei suggerisce anche quel libro capace di soddisfare quel bisogno inespresso di ogni singolo personaggio. Io per prima avrei voluto incontrare in biblioteca Komachi Sayura. Ogni lettore che nega, mente! I personaggi sono cinque: Tomoka, una ventenne al suo primo lavoro, è addetta alle vendite in un’importante catena di negozi ma ancora non sa bene cosa vuole dalla vita, l’unica sua certezza è che vuole vivere a Tokyo e non vuole tornare nel suo paese; Ryo, 35 anni, contabile in un’azienda di mobili ma con la passione per l’antiquariato; la quarantenne Natsumi, redattrice di un magazine prima di avere una bambina, ora è combattuta tra la sua ambizione di lavorare e il suo ruolo di mamma; Hiroya, un trentenne disoccupato che sogna di diventare illustratore ma soffre di attacchi d’ansia e di un complesso d’inferiorità nei confronti del fratello maggiore dalla carriera brillante; infine Masao, 65 anni, pensionato. Percorrendo strade diverse tutti e cinque passano per la biblioteca, fanno le loro richieste e…ricevono non solo un suggerimento librario inaspettato che poi si rivelerà catartico ma anche un supplemento: un piccolo oggetto di lana cardata che ciascuno custodirà gelosamente.
Ciascun personaggio non sa di aver bisogno di una spinta per cambiare rotta…eppure è così.
Questo libro è da tenere sul comodino e leggere una storia di tanto in tanto.
Dona prospettive utili per uscire da normali empasse emotivi, sociali, relazionali.
Forse anche io ne avevo bisogno…e non lo sapevo. Sono in un momento della mia vita in cui sto cambiando tante cose, in cui faccio oscillare me stessa tra il bisogno di realizzarmi e una maternità assorbente.
Come tante donne guardo chi ha quello che credo di volere… che “credo” di volere. In certe pagine ho trovato le parole giuste per capire che sono dove voglio essere e che ho quello che ho sempre voluto. Non é il mondo circostante sbagliato, sono io che devo cambiare punto di osservazione e quindi prospettiva…
In fondo Komachi Sayura ha aiutato anche me.
Consigliatissimo a tutti, anche adolescenti.
Recensione di Maria Elena Bianco
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