FOLLIE DI BROOKLYN, di Paul Auster (Einaudi)
“Quando hai vissuto a lungo come me tendi a pensare di aver ascoltato di tutto, di non poterti più stupire di nulla. Ti viene pure voglia di vantarti della tua esperienza del mondo e poi, ogni tanto, ti ritrovi di fronte a qualcosa che ti catapulta fuori dal bozzolo di goduta superiorità, ricordandoti da capo che della vita non capisci un bel niente”.
Una bella commedia americana. Gli elementi ci sono tutti a partire dal protagonista, nonché l’io narrante, Nathan Glass che da subito ha avuto la faccia sorniona e simpatica del grande Robert De Niro e che strada facendo acquisisce le sembianze di un avveduto Babbo Natale.
Un romanzo lindo, scorrevole senza pretese, un romanzo di vita. Un romanzo natalizio.
Nathal Glass, raggiunta l’età pensionabile, decide di ritornare a Brooklyn, la città in cui è nato, con il solo desiderio di riposarsi dalla frenesia della vita e attendere pacificamente la fine.
E nell’attesa dell’invitabile si dedica a realizzare il sogno a lungo coltivato: scrivere un “libro della follia umana”.
Ma il caso ha deciso per lui diversamente.
Il sogno perderà il suo ruolo astratto e troverà concretizzazione negli avvenimenti, nelle emozioni, negli incontri e nei personaggi che si agitano appena fuori della sua porta di casa in una delle città più famose d’America e in uno dei suoi quartieri più vivi e colorati.
Nathan Glass, convinto di aver vissuto tutto dalla vita, si troverà a salvare il nipote dalla depressione amorosa, ad affrontare la perdita disgustosamente prematura della sorella (“…fu senza dubbio il più duro colpo mai subito, e neppure il mio cancro e la mia quasi morte di qualche anno dopo andarono vicini a uguagliare il dolore che provai allora”), a lasciarsi affascinare dal librario- falsario Harry, a trovare l’amore nel fascino maturo di Joyce e…
“Follie di Brooklyn” è un libro costruito bene, ricco di dettagli, minuziosi, aneddoti, senza frasi particolarmente memorabili ma comunque di un certo effetto condivisibile
“leggere per me era evasione e conforto, era la mia consolazione, il mio stimolante preferito: leggere per il puro gusto della lettura, per il meraviglioso silenzio che ti circonda quando ascolti le parole di un autore riverberare dentro la tua testa”.
Un romanzo dallo stile pacato e mai urlato, tanto intimista quanto picaresco.
Una piacevolissima lettura che non ha la pretesa di lambiccare il cervello dei lettori, “puoi lambiccarti quanto vuoi, non c’è niente da fare”, giacché tutto è scritto, raccontato con disincantata e disarmante chiarezza.
Un romanzo che racchiude una sola grande riflessione: nella vita è vietato dire “mai dire mai”.
L’esistenza, per quanto possa essere programmata, è imprevedibile sia nel bene e nel male e l’unica cosa che può acquistare un certo valore è l’ ”esserci” sempre e non arrendersi mai. Del resto è l’unica cosa che ci rimane da fare, l’unico potere che abbiamo.
C’est la vie!
Recensione di Patrizia Zara
FOLLIE DI BROOKLYN Paul Auster
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