FUMANA, di Paolo Malaguti (Einaudi – settembre 2024)
Ho un rapporto particolare con la nebbia, direi di amore e di fiducia. Tutte le volte che appare, non prevista, si presenta come se ne avesse diritto ed io l’accolgo come se l’avessi aspettata. In questo gioco di attese la nebbia è per me la possibilità di estraniarsi e di concedersi il tempo di pensare senza contare il tempo che scorre perché la nebbia il tempo di restare o andare via lo decide lei.
Quando ho conosciuto questa donna forte e orgogliosa, Fumana, che nel Polesine vuol dire nebbia, mi son messa ben disposta a conoscerne la storia e a scoprire gli ambienti da lei frequentati. Si è così aperto un mondo, fatto di valori di altri tempi e di abitudini semplici, di terra, di barchini che passano tra i canali che le ultime acque del Po formano e cambiano prima di mischiarsi al mare, di guaritrici che curano a fin di bene, di donne che insegnano alle più giovani a preparare i cappelletti, di un nonno che insegna a vivere alla sua sua unica parente, la nipote, di una donna che cura una bambina sfortunata come se fosse la propria figlia.
In Fumana i personaggi non sono tanti ma tutti hanno un proprio spazio di vita all’interno del romanzo, sono collegati tra loro e si conoscono, poi ci sono personaggi minori, di contorno, che insieme alle descrizioni dei paesaggi costruiscono la storia e danno solidità alla trama. L’autore, dalla sua, ci offre con semplicità un quadro armonico di fatti e storie che si sviluppano nell’arco di diversi anni, passando tra le guerre, con una scrittura unica, piacevole, avvolgente, indimenticabile. Per me la più bella lettura di questo 2024 che sta volgendo al termine
Recensione di Maria Bal
SE L’ACQUA RIDE, di Paolo Malaguti
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