GAZA Odio ed amore per Israele Gad Lerner

GAZA. Odio ed amore per Israele, di Gad Lerner (Feltrinelli – maggio 2024)

Stimo Gad Lerner come persona e come professionista ed ho particolarmente apprezzato il suo dolorosissimo e faticosissimo sforzo di scrivere questo libro “Gaza. Odio ed amore per Israele” in questo periodo così travagliato per il destino di tante persone, che si sono trovate in mezzo ad una guerra senza quartiere, di cui purtroppo non si riesce a vedere la fine. O perlomeno una buona fine.

Credo sia difficilissimo in questi mesi essere un ebreo della diaspora, un ebreo che ha amato e continua amare cosa ha significato Israele per tutte quelle persone le cui famiglie sono riuscite a sopravvivere all’epurazione di quanti non rispondevano ai canoni della razza ariana, in primis gli ebrei, senza dimenticare tuttavia anche rom, omosessuali e quanti altri venivano considerati rifiuti da una ideologia malata e profondamente razzista ed illiberale. Purtroppo tutti dobbiamo prendere atto- e le persone come Gad Lerner in questo momento provano un forte disagio sicuramente maggiore rispetto al nostro- che Israele non è più il paese dei primi tempi, quello che si faceva forte di una esperienza di vita collettiva e di giustizia sociale e che aveva reso interessanti le esperienze dei kibbutz.

Non lo è più da diverso tempo ma, come ci dice l’autore nel suo libro, è sicuramente scivolato verso la dimensione di un paese etnocentrico e teocratico dal 2018, quando è stata approvata dalla Kessnet la legge che ne modifica l’assetto istituzionale- ricordiamo che Israele non ha una costituzione-; modifica con la quale per la prima volta Israele viene definito “casa nazionale del popolo ebraico”, tra le cui finalità compare quello dello “sviluppo degli insediamenti ebraici come valore nazionale” senza alcuna delimitazione territoriale che tenga conto delle zone abitate dalla popolazione palestinese, e con la lingua araba che smette di essere affiancata all’ebraico come “lingua dello stato” e viene retrocessa ad uno “status speciale”.

Ma, come ci ricorda Lerner, non ci può essere un “paradiso” se a pochi chilometri c’è un inferno, emblematicamente rappresentato dalla Striscia di Gaza e non solo, perché a chi ha viaggiato in quelle terre- io ci sono andata nel 2012 con una delegazione della Tavola della pace di Assisi- non può non aver notato cosa significa per i palestinesi vivere nei territori della Cisgiordania, con i muri ed i check point da attraversare, la militarizzazione del paese, le violenze dei coloni, le difficoltà nell’approvvigionamento dell’acqua, il cui utilizzo non è libero ma contingentato a discrezione delle autorità israeliane.

E oltre ad un excursus storico di quella che a suo avviso viene ritenuta l’involuzione di Israele, l’autore ci racconta come illustri scrittori ebrei ravvisassero questo pericolo a cominciare da Primo Levi che, in una intervista rilasciata all’allora giovane giornalista Lerner, sottolineava la necessità che il baricentro dell’identità ebraica si spostasse da Israele alla diaspora, in quanto questa meglio rappresentava l’universalismo ebraico in contrasto con la logica nazionalista. Quale sarà la soluzione del conflitto non è dato sapere a tutt’oggi, apparendo sempre più difficile la soluzione dei due stati come vanno auspicando i potenti del mondo. Ma sarà possibile una riconciliazione tra ebrei ed arabi, come indicano alcune esperienze quali Parents Circìle e Combatans for peace? Niente sarà facile anche perché, come ci dice Lerner, ormai in Israele è in atto un controesodo- molti se ne partono sentendosi a disagio- e così chi rimarrà in quel paese, se non religiosi e nazionalisti fanatici?

Un libro coraggioso che parla più di Israele che non di Gaza e che ci aiuta a capire molto di una situazione così vicina a noi.

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