GIULIANO, di Gore Vidal (Fazi)
Gore Vidal indaga nelle pieghe della storia e si interroga sulle azioni e sulle decisioni di un personaggio ingiustamente trascurato, poco conosciuto e poco studiato tra i banchi di scuola, che si palesa come una figura affascinante e rilevante.
Non sono una fanatica dei romanzi a sfondo storico, ma non posso negare di essermi ritrovata coinvolta nella vita e nelle opere di questo eroe dimesso. Un ragazzo, un imperatore, un uomo. Una figura che unisce filosofia e azione, coraggio e ingenuità. A suo modo conservatore, a suo modo ribelle: una persona fragile e colta, che scopre in ritardo che il suo destino era la sua vocazione, che la sua vocazione lo avrebbe portato più lontano di quanto avesse mai immaginato.
Affiancare al racconto in prima persona il punto di vista a posteriori di due personaggi/testimoni con i loro battibecchi, le battute di spirito, i commenti ironici e le acute precisazioni è un’ottima scelta narrativa che conferisce ritmo e vitalità a quella che avrebbe potuto diventare una narrazione piatta e monotona. La vita sociale ai tempi dell’impero romano emerge vivida e il carattere del protagonista si svela in tutte le sue sfaccettature, le debolezze, le crisi, i dubbi e le certezze, che derivano da una condizione di leader suo malgrado.
Attuale come non mai, pur con tutte le dovute divergenze, la questione religiosa, che permea tutto il romanzo, viene affrontata con acutezza e insolita ironia, evidenziando con uno spirito pungente l’imperitura lotta tra fede e superstizione, tra ragione e fede.
Recensione di Ariela Sirematta
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