GLI ANNI, di Annie Ernaux (L’orma)
“Tutte le immagini scompariranno.
la donna accovacciata che, in pieno giorno, urinava dietro la baracca di un bar al margine delle rovine di Yvetot, dopo la guerra, si risistemava le mutande con la gonna ancora sollevata e se ne tornava nel caffè
il volto pieno di lacrime di Alida Valli mentre ballava con George Wilson nel film L’inverno ti farà tornare
l’uomo incrociato su un marciapiede di Padova nell’estate del ’90, con delle manine attaccate alle spalle che subito facevano pensare alla talidomide prescritta trent’anni prima alle donne incinte contro le nausee … “
“Gli anni” di Annie Ernaux sono una specie di volo della memoria sulla vita di una donna parigina dagli anni cinquanta all’oggi, una prospettiva aerea ravvicinata su quello che è stato il nostro mondo e su come sia cambiato nel tempo: una lettura più che mai adeguata, oggi, per non perdere traccia della nostra storia recente.
L’urgenza che muove l’autrice è quella di salvare immagini, parole e sensazioni capaci di rappresentare l’essenza di una identità nel suo vivere immersa in un tempo, in un luogo (la Francia, Parigi) e in una cultura (la nostra, europea ed occidentale).
Il romanzo, ci racconta l’autrice, è stato a lungo immaginato, vagheggiato, progettato: dall’idea giovanile di trovare un linguaggio nuovo che rappresentasse la profondità del proprio io alla consapevolezza più matura che forse non troverà alternative geniali ad una buona scrittura; quello che cambia è però il fuoco dell’attenzione: questo gesto di cura e di conservazione non riguarderà se stessa ma una comunità, un paese.
Un’autobiografia senza prima persona, per ricordare a tutti noi che siamo il risultato di tutto quello che ci circonda, da come vengono dette o non dette certe parole, da quella che è la percezione degli altri, dalle prospettive che si hanno in quel momento per il futuro.
Quello che rimane, del progetto iniziale è un interesse per la memoria, per i lessici familiari e sociali e per l’idea di libro come strumento di “lotta”: un’ambizione che non l’ha abbandonata e che si coglie, anche se non viene esplicitata, nell’attenzione con cui segue le aspirazioni e i sogni di una società e il loro evolversi, abbassarsi, scomparire; i sogni di una società più giusta, dei diritti che si ampliano, delle libertà, delle donne che si affermano.
Tutto questo rimane, anche se, alla fine, avvicinandosi la vecchiaia, la spinta più forte diventa quella del salvare dall’oblio immagini, parole, sensazioni che sono quello che rimane di una identità e del suo percorso all’interno di un tempo abitato dagli altri.
“Quell’ambizione non l’ha abbandonata, ma adesso vorrebbe più che altro poter cogliere la luce che bagna volti ormai invisibili, tavole imbandite di vivande scomparse, quella luce che già c’era nelle narrazioni domenicali dell’infanzia e che non ha smesso di depositarsi sulle cose appena vissute, una luce anteriore. Salvare …”
Recensione di Marcella Mantovani
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