GLI DEI NOTTURNI, vite sognate del ventesimo secolo, di Danilo Soscia (Minimum Fax)
Il sogno è un particolare materiale narrativo, lo psicanalista Freud ne aveva fatto il suo pane quotidiano nella sua attività di studioso.
In questa serie di racconti si viaggia nelle menti sognanti di quaranta personalità che in bene o in male hanno fatto parte del ventesimo secolo. Qui sono accomunate da un’attività onirica che li racconta in poche pagine; sprazzi di ricordi, bagliori indefiniti di pensiero, visualizzazioni contorte, focolari domestici, legami fraterni, deprivazioni.
Soscia, come un moderno Freud, che trascrive ma non interpreta, prende appunti su un quaderno e restituisce a noi ciò che ascolta, seduti sul lettino, pezzi di vita sognante di uomini e donne.
La lettura di questo testo mi ha portato a cercare di comprendere l’incomprensibile, perché il sogno è infatti composto di fugaci immagini, simboli, sprazzi di realtà irreale.
Ed è proprio con questa modalità che si deve cercare di leggere questo testo in cui l’incoerenza diventa coerenza, l’immaginifico prende il sopravvento e si trasforma in realtà distorta e da osservare con occhiali sfuocati pensieri, concetti, idee, descrizioni.
Le biografie qui raccontate si trasformano in ipnografie, cioè vengono ricomposte in un cammino onirico.
L’idea è davvero originale. Le personalità del secolo scorso vengono raccontate quando hanno gli occhi chiusi, nel sonno, in un istante in cui tra le braccia di Morfeo si lasciano andare dalle costrizioni dell’Io e raccontano di ciò che hanno pensato, creato, riflettuto, amato, odiato, inventato, sofferto, distrutto, liberato.
Raccontare dei loro sogni è stato anche camminare nel secolo scorso, un periodo contraddittorio, doloroso, estremista, epocale, distruttivo, compassionevole.
Nella lettura (molto complessa, irritante, fastidiosa, a tratti incomprensibile, nonsense, ma è così che sono i sogni) mi sono lasciata guidare da visioni e suggestioni di un scrittura che seppur legata al sogno, quindi di per sé evanescente, mi ha lasciato concrete sensazioni, frammenti di visioni come le scene teatrali che cambiano dietro le quinte di un palcoscenico.
Per Soscia gli dei notturni sono politici, artisti vari, sportivi, attori che dall’Europa solcano il mare e si spingono fino ad arrivare negli Stati Uniti fino all’estremo Oriente.
Un agglomerato di vicende, piccole virtù, vizi in confessabili raccontate dai protagonisti stessi, forse per lenire quel senso di colpa, il tormento, il rimorso.
Gli dei quindi sembrano caduti, nei loro sogni li percepiamo tremendamente umani, figure labili con i loro conflitti, fragilità, paure, angoli bui.
Sembrano impantanati in un fango colloso di cui mi sembra quasi percepire l’odore disturbante.
La storia sognante di ciascuno la si può vedere come un multipensiero, in cui la creatività e il genio diventa prorompente in un ideale, in un innovativo stile pittorico, in un fenomenale atto musicale o di danza.
Tutti loro hanno lasciato all’eternità qualcosa di grande, nel bene e nel male, accumunati dal quella brama di vivere e in quell’angoscia esistenziale che li hanno resi anime viaggianti.
Il consiglio, per chi desidera intraprendere questo percorso sconnesso dentro questo libro, è leggere prima le biografie di ciascun deo notturno scelto da Soscia per comprendere, almeno in una millesima parte, il sogno descritto.
Lascio a voi scoprire quali personalità tratteggia oniricamente lo scrittore.
Buone letture a tutti!
Recensione di Elisabetta Baldini
GLI DEI NOTTURNI, vite sognate del ventesimo secolo Danilo Soscia
Commenta per primo