GLI INTRAMONTABILI: 1984 George Orwell

GLI INTRAMONTABILI: “1984” di George Orwell (Einaudi)

Ho sempre evitato di leggere “1984” di George Orwell, non solo perché non sono un’appassionata del genere distopico, ma anche perché il libro mi procurava un certo turbamento.

E ora, dopo la lettura in età adulta, ho compreso perché.

La verità fa male. È più facile credere alle menzogne. È più comodo. È indolore.

Essere consapevole di far parte di un sistema che ci sta annientando facendoci credere l’opposto, è deprimente. Meglio fare finta di niente.

Un sistema che ci sta riducendo a passivi contestatori attraverso le reti e, ancora peggio, darci l’illusione, accettandola come certezza (“bipensiero”) di essere convinti e soddisfatti, di essere nel giusto, è una sensazione di allegria avvilente. Meglio fare finta di niente.

Raggiungiamo ogni parte del mondo ma conosciamo soltanto quello che, il sistema, vuole farci conoscere.

Ci sentiamo intelligenti, protagonisti del nostro tempo, senza sapere che veniamo mortificati, umiliati ogni giorno, schiavi di un gioco labirintico. (Siamo “prolet”).

Stiamo diventato topi di fogna, ma ci fanno credere di essere aquile reali.

Gridiamo, sbraitiamo, denunciamo singolarmente attraverso uno schermo nella convinzione di essere padroni della propria esistenza, liberi nel pensiero e nelle azioni. Unici, eroi. Egocentrici e narcisisti, mentre il sistema avanza subdolo.

Bombardati di notizie altisonanti mentre la verità sta nascosta nelle pieghe dei grandi eventi (sapremo mai la verità sul Covid? Sapremo mai la verità sulle guerre che devastano popoli? Sapremo mai la verità degli intrecci tra Nazioni che apparentemente sembrano in conflitto fra loro?).

Un gioco sporco, sudicio, infame.

Se entri nelle stanze di Minosse ti lasci ingannare e sbranare dal Minotauro e eppure te ne accorgi.

Vi ricorda qualcosa tutto ciò.

Chi ha letto 1984 di George Orwell saprà rispondere affermativamente.

Le frasi di Orwell sono ancora attuali, oggi più di ieri.

La manipolazione della verità, la propaganda e il controllo delle informazioni sono temi che risuonano anche oggi. In molti contesti (non andiamo lontano l’Italia è al 58.mo posto per quando riguarda la libertà

di stampa) i governi e le organizzazioni possono usare tecniche simili per influenzare l’opinione pubblica e mantenere il potere.

La diffusione di notizie false o distorte, la sorveglianza di massa e la censura sono pratiche che possono ricordare quelle descritte in “1984”.

“D’altra parte, non nutrivano per gli eventi pubblici neanche quell’interesse minimo per capire che cosa stava succedendo. L’incapacità di comprendere salvaguardava la loro integrità mentale. Ingoiavano tutto, senza batter ciglio, e ciò che ingoiavano non le faceva soffrire perché non lasciava traccia alcuna, allo stesso modo in cui un chicco di grano passa indigerito attraverso il corpo di un uccello”

La frase “La guerra è pace” può riflettere come i conflitti siano giustificati per mantenere la stabilità interna.

“La libertà è schiavitù” può essere vista nelle situazioni in cui la sicurezza è usata come pretesto per limitare le libertà personali.

“L’ignoranza è forza” può riferirsi alla disinformazione che impedisce alle persone di prendere decisioni informate.

Un romanzo inquietante e profetico.

A distanza di anni dopo la prima svogliata e frettolosa lettura al Liceo, tanto da non considerarla, oggi posso affermare che Orwell conosceva l’uomo e ha predetto la sua autodistruzione.

“Se vuoi un’immagine del futuro, immagina uno stivale che calpesta un volto umano — per sempre.”

Recensione di Patrizia Zara

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