GLI INTRAMONTABILI: LE ANIME MORTE, di Nikolaj V. Gogol
Che sconsiderato questo Pavel Cicikov che vive di espedienti, ingenuo furbacchione di una macchinazione truffaldina, tramite cui, nella Russia della prima metà dell’Ottocento, escogita il piano d’acquistare i servi della gleba scomparsi di cui ancora non è stato registrato il decesso, sebbene i proprietari ne paghino pur sempre il testatico allo stato zarista. L’astuzia mira ad accaparrarsi una quantità tale di anime morte, da far poi ipotecare, per ricavarne un bel gruzzoletto.
L’opera, ambiziosamente concepita alla maniera d’inferno dantesco, rimarrà tronca, con una seconda parte data alle fiamme, recuperata in modo rabberciato, benché la prima stesura mantenga quella natura soavemente leggera di far satira su quella Russia e Ucraina ad un tempo, dove impostori, corrotti e corruttori vanno a braccetto in una commedia umana di smisurati vizi e rare virtù, senza mancar poi di slanci lirici, roboanti di prosa ridondante e barocca, trimalcioneggiando in pranzi di luculliana sovrabbondanza. Datato e attualissimo, Nikolaj Vasilievich Gogol, nel giorno del suo duecentotredicesimo compleanno.
Recensione di Riccardo del Dotto
GLI INTRAMONTABILI: LE ANIME MORTE Nikolaj V. Gogol
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