GLI OCCHI DEL SERPENTE, di Fabrizio Silei (Giunti)
Dopo Trappola per volpi e La rabbia del lupo, ecco qua il terzo capitolo della serie che vede protagonisti il commissario Vitaliano Draghi e Pietro Bensi, contadino dalla mente arguta e finissima; serie che qualcuno ha definito anche la trilogia degli animali, perché se nel primo bisognava, per catturare l’assassino, essere furbi e pensare come una volpe e nel secondo bisognava controllare una rabbia lupesca di fronte ad una grande ingiustizia, qui il riferimento è al serpente che viene considerato subdolo ed ingannatore, insomma una raffigurazione simbolica del male.
Nell’imminenza di una visita di Hitler a Firenze, la città si sta preparando ad accogliere in maniera perfetta l’ospite tedesco; siamo infatti nel 1938, in pieno periodo fascista ed un potente ministro romano vuole che tutto fili liscio come l’olio, quando un suo caro amico viene trovato ucciso, nella maestosa gipsoteca del Regio Istituto d’arte di Porta Romana, schiacciato dalla statua di Giuditta ed Oloferne. Si tratta sicuramente di un omicidio e ad indagare viene chiamato Vitaliano, che è alle prese con una delicata situazione sentimentale. Ad aiutarlo viene cooptato anche Pietro, che si reca a Firenze per seguire ed aiutare le indagini ma anche per risolvere qualche altro problema che assilla le persone a lui care. Non bisogna dimenticare poi che Pietro è un antifascista, a cui la notizia della visita di Hitler mette in testa qualche idea decisamente azzardata.
I personaggi che si alternano sulla scena sono molti e danno vita a trame secondarie, altrettanto intriganti quanto le indagini all’interno dell’Istituto d’arte, che nasconde non pochi segreti; non mancherà neppure una piccola incursione nella trama di un personaggio dei romanzi di Leonardo Gori, il colonnello Arcieri, che ritroveremo anche qui, come già è avvenuto nei romanzi di Marco Vichi accanto al commissario Bordelli. Insomma un libro ben scritto che avvince il lettore a cui si vuole ricordare che il male può insinuarsi dovunque e bisogna perciò essere attrezzati a contrastarlo nonostante tutto.
Recensione di Ale Fortebraccio
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