Grande tema senza pathos: LE ASSAGGIATRICI Rosella Postorino

Le assaggiatrici

Grande tema senza pathos: LE ASSAGGIATRICI, di Rosella Postorino

Prendete un pentolone di rame, un tocco di carne e ingredienti vari, senza  dimenticare i fagiolini verdi. Portate a ebollizione a fuoco alto e buttate giù il pezzo di carne sanguinolento e cominciate ad aggiungere poco per volta gli altri ingredienti. A un certo punto state attenti alla fiamma perché se vi accorgente che va scemando dovete affrettatevi a versate nel pentolone tutto quello che è rimasto. Fate bollite il tempo necessario fintantoché la fiamma rimanga viva: se questa si estingue anticipatamente rischiate di mangiare una pietanza insapore.
Ecco il libro della Postorino.

 

Le assaggiatrici di Rosella Postorino Recensione UnLibro
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Un gran bel argomento (il tocco di carne) massacrato da una accozzaglia di ingredienti privi di sapore che non hanno avuto il tempo di svilupparsi non essendo stata capace, la Postorino, di mantenere la fiamma accesa.

Le premesse ci sono tutte, anzi c’erano tutte. Ed è innegabile che l’argomento principe si riveli, da subito, interessate e le prime 50 pagine, o giù di lì, siano scritte anche discretamente. Si assaggiano con sapore e, perché no, aprono un grande appetito. Ma, poi, alla fine vi accorgerete che il piatto che ci è stato servito a tavola non è opera di un grande cuoco, ma di un commis alle prime armi,  risultando trito e ritrito, sfatto e crudo, un pasticcio di sentimenti e voglie da romanzetto rosa (dopo le prime 50 pagine, non sostiene il ritmo della grande scrittura italiana e diventa un libro accozzaglia: ebrei, nazisti, assaggiatrici, suoceri, ricordi, sex and city, friends, eroine, senza arte e senza gloria, amore e odio vittima/carnefice, stupri, aborti, nostalgia di un bambino mai nato, voglia d’amore familiare e di maternità, dispersi, ritrovati, divorzi, famiglie allargate, ridicoli sensi di colpa e vabbè…). Un’indigestione per noi lettori ingannati dal robusto tema, in un disperato tentativo conclusosi in game over anticipato.
Peccato.

La protagonista Rosa, l’io narrante, nonché una delle dieci assaggiatrici di Hitler (questo figura evanescente, quasi immaginaria), assodata con coercizione per salvare il lupo nella tana, è priva di quella empatia letteraria, è incapace di trasmettere il senso eroico passivo esteriore e interiore dei grandi romanzi di epoche cicliche e oscure.

Una donna insignificante, inespressiva e pruriginosa, come del resto tutti i personaggi della narrazione che appaiono sistematicamente etichettati. Manca il pathos. Mancano i brividi sulla pelle. Manca la paura, quella vera. Manca il dolore di chi è stata veramente sul filo della morte. Al riguardo vi confesso che mi sono tanto mancate le descrizioni di Primo Levi e il sentire le lacrime agli occhi, quelle che rigano le guance nell’ovattato silenzio di un cuore arrabbiato.

“Le assaggiatrici” è una narrazione ben costruita, per carità, ma a tratti palesemente rarefatta e che ha la presunzione di un grande romanzo.
Tutto qui.

Il tutto confezionato, come sostenuto dal critico del Corriere “un indistinto senza altro fine che farsi comprare e leggere dall’impiegata media, in Italia e all’estero”.  E come dargli torto.

Ma ogni lettura ha un suo perché. Anche quella che è a un filo nell’offendere l’intelligenza e i sentimenti dei lettori più esigenti (scrittura piena di luoghi comuni, uno stile che si ostina a essere originale, ironia spicciola, filosofia elementare,  una stupidità dopo l’altra).

Tuttavia, per bontà e rispetto verso l’importante tema toccato, vi posso soltanto dire che il romanzetto della nostra Postorino non è da accantonare del tutto poiché può essere considerato come uno piccolo spunto per approfondire un grande argomento, per cercare di capire, attraverso altri canali, quel periodo buio di una guerra senza senso, di un orrore senza fine, e argomentarsi su la storia vera a cui il romanzo si è ispirato: le poche righe della Postorino non rendono l’idea della vita di Margot Wölk e vi consiglio quindi un approfondimento.
Per il resto lasciate stare, c’è ben altro da leggere.

P.s. il romanzo dovrebbe diventare un film diretto da Cristina Comencini. Chissà forse la storia della Postorino renderà meglio nel grande schermo -le fiction infuocate con i volti lustri degli attori fichi e le attrici alla bamby si sa impegnano meno e attirarono di più nell’immaginario fiabesco dell’utente inasprito dal tran tran quotidiano – perché come narrazione scritta non ci siamo proprio.

“Dedico questa recensione a mia sorella che me ne aveva sconsigliato la lettura e che io invece, appunto per il suo ricordo, ho voluto intraprendere . Avevi ragione cara sorella, del resto sei e sarai sempre una donna intensa e intelligente. Grz.”

Recensione di Patrizia Zara

Le assaggiatrici Rosella Postorino

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