H, di Lidia Calvano
La recensione per questo libro sarebbe dovuta uscire qualche giorno fa, in occasione della giornata mondiale della disabilità, ma io sono abbastanza ribelle verso questo genere di “celebrazioni”, per cui ho lasciato decantare prima di andare a parlare di questo libro.
Si tratta di un giallo, con tutta la componente noir che rimane nascosta ed esce fuori solo dopo averlo chiuso.
E’ la storia di un bambino, raccontata in prima persona da lui, e del suo mondo, che non va oltre le mura domestiche.
Il padre lo chiama “Acca”, che è la prima lettera della parola “handicappato”, come scoprirà ad un certo punto lui stesso.
E’ un bambino cieco dalla nascita e con una grave patologia che lo costringe immobile su una carrozzina con la necessità costante di qualcuno che si occupi di lui.
Tutto questo basterebbe a catalizzare la nostra attenzione su di lui e invece… non è così. Lui ci racconta la sua storia come se fosse “altro” da lui e ci fa appassionare ad una triste vicenda che lo riguarderà molto da vicino. La sua baby sitter farà una brutta fine e pare che lui sia l’unico ad avere il bandolo della matassa a portata di mano, senza però la possibilità di esprimerlo.
Lui ci racconta la sua vita a suon di odori, gesti, rumori e suoni che scandiscono la sua giornata e il nostro ritmo di lettura.
Lui ci racconta dello speciale rapporto con la sua mamma, evidentemente una mamma coraggio, ma quale mamma non lo è? Ad un certo punto, paradossalmente, tutta l’esistenza di questo bambino non sembra così problematica. Lui ci parla e ci mostra come il suo universo si basi su tanti piccoli dettagli che a noi “nonacca” sfuggono, ma che sono l’essenza della vita stessa.
L’indagine, poi, dà quella bella accelerata al ritmo con l’impressione che il climax non debba mai arrivare perché… le cose importanti sono altre… Questo è il concetto cardine attorno a cui ruota tutto il libro.
Mi è piaciuto molto e mi ha lasciato un “qualcosa” che mi accompagnerà sempre.
Buona lettura
Recensione di Rita Annecchino
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