HO PAURA TORERO, di Pedro Lemebel
Io, una scrittura come questa di Lemebel, non l’avevo mai incontrata…
Musicale, poetica, esuberante, gioiosa e malinconica, barocca senza essere pesante, impreziosita da pizzi e merletti, con una carica sensuale altissima, ma anche ironica e tragicomica.
È eccessiva (come il suo magnifico personaggio protagonista), ma sono proprio i suoi eccessi a renderla così unica.
Lemebel non scrive…ricama!
È un romanzo che commuove, ma fa anche sorridere…e riflettere.
Usa la “froceria” (e non uso questo termine a caso) come mezzo variopinto, irriverente e struggente, per parlare d’amore e di politica, per provocare ed emozionare, ma soprattutto per mettere alla berlina e ridicolizzare con intelligenza la dittatura di Pinochet e raccontarci di un Cile piegato, ma sempre in fermento, che non si arrende, pronto a lottare.
La “fata dell’angolo” è una checca non più giovanissima, con pochi mezzi, un passato difficile e doloroso ed una grande profondità d’animo, che lei nasconde sotto i suoi modi frivoli ed esuberanti.
E tra tovaglie ricamate con rami dorati e uccellini svolazzanti, canzoni, guanti a pois e grandi cappelli gialli, la fata aiuterà un giovane militante del Fronte patriottico Manuel Rodriguez, mettendo a disposizione la sua casa per le loro riunioni clandestine e nascondendo casse dal contenuto esplosivo e, fingendo di essere la svampita che non è, s’innamorerà di questo giovane rivoluzionario al punto da rischiare tutta la sua pur miserabile vita per lui, così tanto da non chiedergli nulla in cambio…solo quei pochi momenti passati insieme.
“Perché le lacrime delle fate non avevano identità, colore, sapore, non irrigavano nessun giardino d’illusioni.”
A tutto questo si affianca il racconto di un Pinochet “privato”, ovvero un uomo insicuro, vigliacco e pauroso, alle prese con una moglie superficiale, chiacchierona, petulante e logorroica (“insopportabile stronza” si può dire?), che non perde occasione per criticarlo e per dire la sua su ogni cosa.
Lui, dittatore tutto d’un pezzo, inflessibile e temuto da tutti, che se la fa sotto (e non in senso metaforico) per la paura di morire.
Lei, first lady con manie di protagonismo, che si affida totalmente alle cure e predizioni dell’infallibile Gonzalo, una sorta di visagista delle dive con doti da cartomante.
Una satira geniale e pungente che fa luce su un momento storico buio e opprimente.
Ho paura torero…è un grido di ribellione e, allo stesso tempo, un sussurro d’amore.
È poesia.
È l’allegria di un compleanno cubano a sorpresa.
È il pianto di chi ha perduto tanto per mano di un ottuso criminale.
È un libro indimenticabile.
Recensione di Antonella Russi
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