HOTEL TITO, di Ivana Bodrožić (Sellerio – giugno 2019)
1991, inizio della guerra in Croazia: cosa vuol dire passare dieci anni della propria vita da sfollata, in fuga da Vukovar ormai devastata, trovando rifugio in un albergo a Kumrovec, città natale di Tito? Una stanza da dividere in tre, la madre arrabbiata col mondo e col marito che li ha abbandonati per difendere la patria e di cui non si sa più niente, il fratello che scrive lettere alle autorità per chiedere con forza una casa.
La bambina croata, che è l’autrice stessa, cresce da profuga; questo non le impedisce di vivere le prime emozioni, le ribellioni dell’età, la voglia di divertirsi, di piacere, di essere come gli altri e contemporaneamente di stupire. Ne viene fuori il racconto di un’adolescenza che sembra simile a quella di tanti ma che ha come sottofondo la guerra, la leggerezza dell’età che deve sempre fare i conti con la condizione di rifugiata.
Recensione di Elena Gerla
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