I CANI E I LUPI, di Irèene Némirovsky
1914, ghetto ebraico di Kiev: in una notte di devastazione, durante uno dei tanti pogrom due cugini di sei anni, Ada e Ben, si rifugiano nella parte “alta” della città, intrufolandosi non graditi in casa dei banchieri Sinner, i parenti ricchi. In quella sontuosa villa vive Harry, il cugino di Ada, vestito di seta e servito come un principino, che lei ha già visto una volta da lontano e che è destinato ad essere il suo futuro.
Dopo alcuni anni i Sinner poveri e i Sinner ricchi si trasferiranno a Parigi, dove le vite dei ragazzi tornano ad incrociarsi. Ma non racconto di più perché questo libro è di una bellezza assoluta, la storia va letta e gustata parola per parola.
Ada è la figura centrale, una giovane donna libera a cui le tante privazioni non hanno impedito di sognare. Ma che sa istintivamente quando bisogna fare un passo indietro, perché il confine tra amore e odio è impercettibile e a volte ci si fa più male restando che andando via.
Ada mi ha fatto pensare alle donne raccontate da Marai, libere e vincenti anche quando sembra che la vita le abbia sconfitte. Il vero perdente in questo libro è il giovane banchiere Harry Sinner, ricco, istruito, apparentemente ben inserito nella società parigina, che resterà per sempre in bilico tra quello che è (e che riconosce in Ada) e quello che hanno fatto di lui, né l’una né l’altra cosa, eternamente diviso e infelice.
Recensione di Elena Gerla
I CANI E I LUPI Irèene Némirovsky
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