I COMADAMENTI DELLA MONTAGNA, di Michele Nardini (Barta)
“Te lo dico io cosa succederà, tra qualche anno ricorderanno solo i morti di Sant’Anna e nessuno parlerà di quanto sia costata la libertà.”
In queste parole dette da un repubblichino fascista a Don Angelo, un prete che appoggiava la lotta dei ribelli sta, a mio avviso, il messaggio del libro di Nardini.
Sulle Apuane dove passava la Linea Gotica, i nazisti delle SS e i fascisti al loro seguito fecero degli eccidi efferati Vinca 173 morti, Sant’Anna di Stazzema 560 ma poco si parla della guerriglia condotta dalle brigate partigiane come guastatori e la difesa delle popolazioni civili, dove molti giovani uomini (si stima 450) persero la vita.
Il racconto narra le vicende di un gruppo di partigiani della brigata Enrico Ghilardi (in realtà il nome reale del mitico capo brigata Tito era Marcello Garosi e fu ucciso a Forno), che combatterono nella Valle del Lucese, a Serravezza, a Gualdo, a Massarosa e Valpromaro. Tutti i paesi dell’Alta Versilia alle pendici delle Apuane furono teatro degli scontri con le truppe nazifasciste impegnate a fortificare la Linea Gotica che doveva dividere l’Italia liberata dagli alleati da quella occupata ancora dai tedeschi. Per punire i civili che appoggiavano i ribelli, Kesselring pensò che per terrorizzare l’Italia i soldati tedeschi non avevano granché bisogno di affaticarsi a dare la caccia ai “banditen” e rischiare la pelle in combattimento: bastava che facessero stragi sufficientemente raccapriccianti di inermi, bambini e vecchi compresi.
Questo disegno orribile è documentato, dalle carte ufficiali della Wehrmacht cadute in mano agli alleati. L’eccidio di Sant’Anna di Stazzema è narrato da una bambina che miracolosamente si è salvata, ed è vero che alcuni bambini si salvarono, come ci raccontò Ennio Mancini, quando qualche anno fa portai due mie classi in visita ai luoghi della memoria.
Il gruppo dei ribelli è guidato da Davide, aiutato da Don Angelo, prete allontanato dalla curia per il supporto dato ad un anarchico, ed è formato da volontari di ogni ceto e fede politica, con difficoltà di coordinamento tra brigate Garibaldine e formazioni autonome. Dovranno affrontare traditori esterni e interni, mercato nero e assassini fascisti, dovranno mantenere il supporto della popolazione civile e rimanere umani anche di fronte alla barbarie.
I protagonisti hanno nomi fittizi ma si riferiscono a personaggi e fatti reali. Di fronte ai morti di entrambi schieramenti Don Angelo dice: “ La fine di un percorso non cancella le colpe e neanche la pietà cristiana può assolvere chi ha seminato terrore”.
Doveroso da parte nostra ricordare per il rispetto che dobbiamo ai tanti morti che ci hanno permesso di vivere in una democrazia. Lettura indicata in una scuola superiore come approfondimento e riflessione.
Recensione di Vania Gelli
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