I DIVORATORI, di Stefano Sgambati
Siamo nel famoso ristorante dei Principi di Savoia di Milano.
E’una sera di pioggia, ai tavoli del locale del famoso chef Franco Ceravolo incontriamo una variegata umanità.
Tutti in attesa o alla ricerca di qualcosa.
Elena e Saverio che, dopo essersi conosciuti al funerale di una comune amica, decidono di trascorrere una serata insieme nella speranza di una reciproca scintilla.
Giordano e Frida, lei appena maggiorenne attratta dall’uomo maturo, lui anziano professore universitario, attratto dalle ventenni, impegnato a fare colpo sulla sua giovane ammiratrice.
Al centro della sala la famiglia del maitre Carlo Di Martino, una grottesca e rumorosa tavolata di parenti dei quali Carlo si vergogna e dai quali è scappato anni prima per cercare fortuna a Milano.
Star della serata l’attore di Hollywood William King accompagnato dalla moglie Sally Person.
Tutti li guardano, sono loro il fulcro della serata specialmente lui “l’uomo più bello che si sia mai visto” l’attore più paparazzato e inseguito da giornalisti e fan.
È proprio King il piatto più ricco del ristorante e proprio lui con la sua personalità e la sua figura attirerà l’ingordigia dei divoratori.
Ma King è proprio come appare o potrebbe essere diverso?
Come finirà la serata?
In un crescendo continuo, Sgambati con una tecnica di scrittura particolare, che si avvicina quasi ad una sceneggiatura cinematografica, insieme ad una narrazione intimistica, ci racconta le bassezze, le ossessioni, le invidie e le frustrazioni del genere umano.
La trama è intervallata da continui flashback in cui veniamo a conoscenza del passato dei protagonisti e del motivo per il quale li ritroviamo seduti al tavolo del ristorante.
Ognuno di loro è colto nella sua profonda intimità, nella sua intima essenza.
Attraverso l’analisi umana l’autore indaga sulla nostra società e lo fa in maniera crudele cogliendo tratti caratteristici della quotidianità dei giorni nostri ovvero la smania di apparire in televisione o di essere qualcuno tramite i social, di divorare tutto il possibile senza alcun rispetto per l’altro evidenziando così il modo falso in cui oggi ciascun essere umano si presenta e che appare per quello che vorrebbe essere ma non certo per quello che è veramente.
Nel libro i riferimenti spazio temporali si dilatano e si confondono, giriamo tra i tavoli ascoltando le storie dei protagonisti e ci sconcertiamo di fronte a tanta piccolezza e meschinità ma come l’autore, che non giudica ma si limita a descrivere, anche noi non riusciamo a farlo perché ciascun personaggio con i suoi limiti e le sue debolezze potrebbe assomigliare a ciascuno di noi.
Sgambati ne smaschera le falsità e le contraddizioni cercando di esaltarne anche qualche pregio ma senza alcun moralismo limitandosi solo a raccontare una storia.
È sarcastico a tratti irriverente e ci costringe a farci una analisi di coscienza sul nostro modo di vivere e lo fa in maniera impietosa facendoci toccare il fondo con la sua prosa crudele e dirompente fino all’inaspettato e clamoroso epilogo.
Recensione di Gabriella Patriarchi
I DIVORATORI Stefano Sgambati
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