I FUOCHI DELL’AUTUNNO, di Irène Némirovsky
*viene accennata la trama*
Spesso è necessario distruggere tutto per poter ricominciare, come i contadini che in autunno bruciano le stoppie per preparare la nuova primavera: questa è l’esperienza di Bernard e delle sue tre vite, raccontate, insieme a quelle dei comprimari, nelle tre parti di cui è costituito questo splendido romanzo della Nemirovsky.
Conosciamo Bernard quando è un bellissimo ragazzo con ancora i calzoni corti, figlio di una tranquilla famiglia borghese che ha già immaginato il suo sereno futuro: del resto è buono, studioso e diligente. Arriva la guerra a far saltare gli equilibri e il giovane, appena compiuti i 18 anni, si arruola.
La guerra, però, è ben diversa da quale è presentata nel mito dell’eroe che si sacrifica per la patria e Bernard progressivamente cambia e si sente defraudato della sua giovinezza. Il Bernard che torna non è quello che era partito e se, quasi alla fine della guerra, aveva rifiutato il facile compromesso dell’amico traffichino, una volta rientrato non riesce ad abituarsi alla “normalità” e, pur avendo una bella e devota moglie, cerca altro: vuole recuperare quanto ha perso e non importa come.
Si fa prendere da una vita di ricchezza, vizio e dissolutezza e, poco alla volta, guadagna molto ma perde sé stesso. Del resto il mondo dei “ruggenti anni Venti” è quello dei soldi facili, delle donne libere, dei traffichini e dei profittatori e perché mai lui, Bernard, dovrebbe perdere queste opportunità?
Ci vorrà un’altra crisi e un’altra guerra perché finalmente comprenda che i propri errori si pagano, a volte a carissimo prezzo, e che ogni azione “privata” ha conseguenze per la collettività. E se sbagliare è umano, saper perdonare e ricominciare diventa fondamentale, come insegna Thérèse, la sposa oculata e fedele, capace di resistere a tutte le sirene e di mantenersi pura in una società che spinge alla corruzione.
Libro non semplice, anche perché fortemente introspettivo, ma molto attuale: quali sono le conseguenze di una “gioventù rubata” (dalla guerra o dalla pandemia, poco importa)? Quanto siamo consapevoli che le nostre scelte non sono mai esclusivamente personali? Qual è il peso dei sogni e degli ideali crollati? Chi può veramente essere definito padre?
Per rispondere talvolta occorre toccare il fondo e solo allora, forse, si può ricominciare. E gli errori saranno nutrimento per la nuova fioritura.
Recensione di Liria Cannata
I FUOCHI DELL’AUTUNNO Irène Némirovsky
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