Aja e Seri sono due bambine che vivono con le rispettive mamme nel paesino immaginario di Kirchblüt e trascorrono insieme le loro giornate con attività cicliche e quasi rituali, finché un altro bambino, Karl, si unisce a loro. I 3 sono molto uniti e ognuno di loro porta con sè un dramma interiore legato alla propria famiglia e al proprio vissuto, un dramma che però non sembra scalfirli nell’atmosfera quasi di fiaba che li circonda, interrotta solo da minimi incidenti. Quando però i tre amici cresceranno si troveranno a fare i conti con il proprio passato e a fare chiarezza nel loro rapporto, svelando i propri lati oscuri.
Questo è veramente un libro strano, difficilmente inquadrabile e di cui- lo ammetto- parlo con difficoltà. La narrazione in forma quasi favolistica-cantilenante, con una scrittura a tratti prolissa, sembra dilungarsi senza portare da nessuna parte per poi colpire il lettore con improvvisi colpi di scena, ha un che di ipnotico che cattura grazie alla sua semplicità e ai pochi personaggi presenti. È suggestiva l’immagine di questo paese dell’infanzia che protegge i bambini dai mali del proprio vissuto contrapposta alla realtà della città dove tutto emerge con il suo carico di dolore. Un romanzo per certi versi di formazione sul passaggio dall’infanzia all’età adulta e sull’amicizia, carico di momenti forti e di commozione, enigmatico nei suoi personaggi che si svelano pian piano, visionario e allo stesso tempo concreto nei passaggi di maggiore tensione emotiva. Un libro certamente non banale, piuttosto complesso nella sua semplicità, una favola carica di significato che può piacere o non piacere ma che certamente non lascia indifferenti e, in qualche modo, ti rimane dentro.
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