I GIORNI DELL’ABBANDONO, di Elena Ferrante
Ho letto questo libro sull’onda del tanto parlare che di quest’autrice si fa.
Generalmente leggo classici: amo la prosa elegante e l’uso non casuale del linguaggio, soprattutto quando tutto ciò non esclude la levità della prosa stessa.
Il salto è stato brusco: il linguaggio è quello di tutti i giorni, con qualche sbandata nella volgarità (non dovuta ai termini usati bensì al loro ripetersi con compiacimento, col desiderio di colpire).
La storia è anch’essa di tutti i giorni: una donna alla soglia dei 40 anni viene mollata dal marito per una ventenne, l’autrice ci racconta il periodo immediatamente successivo al fatto.
Devo riconoscere che il lettore viene trascinato nella spirale di pensieri ossessivi e sempre uguali tipici di chi è stato lasciato, l’atmosfera è carica di angoscia.
Ma ho avuto la sensazione di guardare tutta la vicenda dal buco della serratura, non mi sono sentita coinvolta: Olga non mi va giù. Non ho mai condiviso i suoi pensieri: ha inanellato per tutto il libro i soliti pensieri di chi è abbandonato e non fa il minimo sforzo per capire i motivi dell’altro e ricercare le proprie responsabilità. Da dimenticare la serata col vicino di casa, mi ha dato nausea.
Insomma, non mi è piaciuto.
Recensione di Gabriella Calvi
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