I GIORNI FELICI DI CALIFORNIA AVENUE, di Adam Langer (Einaudi)
1979 – 1981. Mesi, anni, cruciali per gli Stati Uniti e per il mondo: Reagan è eletto presidente e deve fronteggiare la crisi degli ostaggi a Teheran, gli anni 70 tramontano in una cupa notte e gli anni 80 sono un’alba di incognite carica di tensioni, attese e paure.
Tutto questo, però, sembra lontanissimo da un quartiere residenziale di Chicago tagliato in due da una strada, California Avenue , che separa nettamente i ricchi dai poveri, la zona delle villette e della doppia auto parcheggiata in garage da quella dei piccoli appartamenti in fatiscenti condomini difficili da illuminare e che delimita un microcosmo di quartiere dove quasi non arriva l’eco dei grandi fatti della Storia e gli unici eventi in grado di catalizzare l’attenzione dei residenti sono i Bar Mitzwah, dai quali si intuisce lo status economico delle famiglie, e le audizioni per l’annuale recita scolastica.
Qui, tra negozi che chiudono e lo scalcinato teatrino della locale sinagoga, abita un gruppo di adolescenti, di famiglie, religioni e storie diverse che cerca, con fatica, una propria via per resistere alle pressioni degli adulti, che ne vorrebbero fare copie dei loro presunti successi o fallimenti, cercando un modo per preservare quello sguardo privilegiato e unico con cui si giudica il mondo da ragazzi e che, inesorabilmente si perde man mano che ci si addentra nella vita adulta: amori, paure inconfessate, desideri di trasgressione, consapevolezza politica e fede religiosa, tutto viene messo alla prova e in discussione dai cinque protagonisti del romanzo e , indirettamente, dalle loro famiglie composte da uomini e donne altrettanto sbandati e alla ricerca di una nuova identità sociale, dopo la “sbornia” ottimistica degli anni 60 e 70.
Nelle vicende di cinque ragazzini che scoprono che il mondo non si limita al piccolo quartiere e alla strada che, fatalmente, divide anche loro assegnandoli a categorie economiche e sociali delle quali non vogliono interessarsi Adam Langer racconta lo sbando dell’America che si scopre vulnerabile, sola e non così amata dal resto del mondo come voleva l’illusione politica creata nel decennio precedente e che già aveva dato mandato pericolosi segni di rottura; l’autore, inoltre, è bravo a costruire efficacemente trame familiari, intrecci sentimentali, caratteri psicologici diversi e realistici per costruire una trama forse un po’ monotona ma godibile e ironica, mai scontata.
I GIORNI FELICI DI CALIFORNIA AVENUE Adam Langer
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