I RONDONI Fernando Aramburu

Ho molto amato “Patria” dello stesso autore, forse mi aspettavo qualcosa di simile, all’inizio della lettura mi sono sentita spiazzata, mi sono chiesta se il romanzo fosse davvero di Aramburu; e sì, certo che l’autore è lo stesso, un autore di tutto rispetto, che non scrive, come molti fanno, lo stesso libro. Dopo lo stupore causato dalle prime pagine, peraltro, sono caduta nel vortice della narrazione, e mi sono sentita sempre più coinvolta dalla storia di questo professore di filosofia disamorato di tutto, anche della sua professione ( che per lui è piuttosto un lavoro): Toni, protagonista e io narrante, una sorta di Mersault spagnolo (attenzione, il nome di Camus e il titolo de “Lo straniero” ricorrono, in questo romanzo).

La narrazione copre un anno esatto, dal 1º agosto 2018 al 31 luglio del 2019…con una breve annotazione successiva; Toni scrive quotidianamente una sorta di diario, in cui si intrecciano presente e passato; la rievocazione, popolata dai componenti la famiglia d’origine, dagli amici, o meglio da un amico, dalla ex-moglie, procede senza ordine temporale, piuttosto per associazione di idee. Mi sono chiesta se e quanto ci si possa fidare del racconto e dei giudizi di Toni. Il punto di vista sugli altri è il suo, quindi verrebbe voglia di rispondere negativamente, ma poi si riflette e si ammette che anche l’autorappresentazione non fa sconti, ed è in ogni caso priva di pudore.

Toni è il frutto di una famiglia disfunzionale, e ha dato vita a una famiglia disfunzionale; si caratterizza per l’incapacità di amare, se non la cana Pepa e il figlio deludentissimo; non sembra provare sentimenti, e potremmo anche definirlo un inetto, ma… a un certo momento ricompare una donna del suo passato, con cui lui non si è comportato bene, ma che risulterà definitiva (al pari della cana).

Insomma, un romanzo notevole, Aramburu non delude.