I SETTE VELI, di Carlo Sgorlon
Fausto vive con la mamma e la nonna in una grande casa in isolato villaggio tra le montagne friulane: la vita della famigliola è scandita da ritmi sempre uguali, in cui l’avvicendarsi delle stagioni ha il lento ritmo di una cerimonia, quasi di un rito magico alle cui atmosfere contribuiscono l’austera Emma, custode di memorie e di credenze ataviche che tanto affascinano il nipotino, e l’allegra Jole, che si illude che il figlio resterà per sempre bambino, mentre quelle giornate senza tempo sono, occasionalmente, animate dalle visite di qualche sporadico conoscente che agli occhi del piccolo protagonista acquistano le sembianze di creature fatate e leggendarie.
Intorno a lui il maestoso scenario delle Alpi che chiudono il piccolo villaggio con le loro parti di roccia e i loro boschi fitti: montagne che, in passato, hanno richiesto il sacrificio del padre di Fausto e che il ragazzino è abituato a considerare con reverenza quasi religiosa.
Cresciuto in questo clima fiabesco Fausto è abituato a sentirsi un “delfino”, un predestinato a grandi cose ma saranno l’amicizia estiva con Martino e l’incontro con Geneviève che gli daranno l’occasione di scendere dal trono e di conoscere il mondo.
I sette veli appartiene alla categoria dei romanzi di formazione ma qui l’esperienza del bambino che si fa uomo è narrata con intento più profondo, collocando la vicenda di Fausto in un’atmosfera di mistero, di fiaba quasi sovrannaturale, per sottolineare quanto il legame dell’uomo con la natura sia forte e in certi ambienti e momenti possa essere avvertito più chiaramente.
Uno dei romanzi di formazione più appassionanti e vibranti che abbia mai letto, un autentico capolavoro della letteratura italiana del Novecento e una lettura consigliata a ogni tipo di lettore.
Recensione di Valentina Leoni
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