I SOPRAVVIVENTI Girolamo Grammatico

I SOPRAVVIVENTI, di Girolamo Grammatico (Einaudi – settembre 2023)

«Mi sembrava onesto, in un libro del genere raccontare un anti viaggio dell’eroe, non un viaggio dell’antieroe. È un viaggio in cui si parte subito con una risposta a una chiamata che ci rende felici. Poi, anziché entrare in un mondo straordinario che ci eleva, ci rendiamo conto che siamo stanchi, impotenti, affaticati…».

Credo di non aver mai letto nulla di simile a “I sopravviventi” di Girolamo Grammatico. Il racconto di una esperienza durata ben diciassette anni, a stretto contatto con i senza fissa dimora.

Lo troviamo al cancello, il nostro Girolamo, a decidere chi può entrare e chi invece rimarrà fuori a trascorrere la notte. Lo troviamo fra i corridoi, nelle stanze, nei bagni della struttura ricettiva – la più grande della Capitale, proprio accanto alla Stazione Termini – ad assicurarsi che non si verifichino furti, risse, infrazioni al regolamento.

Le storie da lui raccontate diventano volti e nomi di persone che trascorrono le loro giornate ai bordi delle strade, sotto le gallerie, sulle panchine.

Come vivono? Cosa faranno tutto il giorno? Dove andranno?

Sono “i sopravviventi” che dànno il titolo al racconto: «In media muore una persona ogni dieci secondi. Vivere è sopravvivere. Questo verbo, sopravvivere, però lo usiamo soprattutto al participio passato. Nessuno di noi si definisce sopravvivente. I senza dimora sono sopravviventi. Sopravvivono alla miseria. Non sono morti e non sono vivi. Hanno il necessario, quando ce l’hanno, eppure, senza il superfluo, non sono pienamente vivi».

Girolamo Grammatico ci regala un libro crudo, totalmente spogliato da ogni retorica. Che dai diamanti non nasca niente e dal letame nascano i fiori, lo sappiamo di già e non c’è alcun bisogno di ribadirlo. Il suo racconto è costellato di odori sgradevoli e pungenti, di piaghe e di sporcizia, di fame e di silenzio, che è il gemello dell’isolamento e dell’emarginazione.

Non sarò mai grato abbastanza all’autore per avermi fatto riflettere su alcune domande che il libro ha il merito di sollevare. Due su tutte: cos’è quel posto che chiamiamo “casa”? Chi possiamo definire il nostro “prossimo”, e di conseguenza noi, di chi siamo “prossimi”?

Mentre leggevo avevo nelle orecchie le parole di William T. Vollmann, quando tempo fa ho avuto il privilegio di essere seduto a pochi metri da lui; avevo negli occhi la sua commozione, che scoppiò improvvisa lasciandoci tutti di stucco, mentre parlava della condizione dei senza fissa dimora negli Stati Uniti (una piaga dilagante nel suo Paese, da lui indagata e descritta nel famoso libro “I poveri”). Lo scoppio improvviso di quel pianto, la voce rotta dalla commozione mentre si chiedeva ad alta voce: “Io sono uno scrittore. A parte scriverne, cosa ci posso fare?”

Girolamo Grammatico non risponde a questa domanda. Non si trovano risposte, fra le pagine de “I sopravviventi”. Grazie a questo libro ci sarà possibile guardare con occhi diversi alle storie che si nascondono dietro ciascuno di quei “dimenticati” , sopravviventi che ciascuno di noi incontra ogni giorno, senza per questo essere in grado di vederli davvero.

Girolamo Grammatico

“I sopravviventi”

Einaudi.

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