
I TITOLI DI CODA DI UNA VITA INSIEME – Diego De Silva (Einaudi – settembre 2024)

Io vorrei isolare il momento in cui ho visto la crepa e ho preso atto della fine, ma non lo trovo, perché non c’è. L’amore è discreto nel morire, non si lamenta e non fa scenate, non c’informa quando si ammala. Siamo noi a risponderne, e tutto quello che gli capita è colpa nostra. Ma non siamo all’altezza di questa responsabilità, anche se in buona fede affermiamo di assumercela.
Leggo questo libro per un suggerimento appassionato di una amica di libri. Comincio dubbiosa perché da legale ho esperienza di separazioni e divorzi.
Comincio e pagina dopo pagina vengo travolta dalla scrittura di De Silva, letteralmente. Penna abilissima a parlare della fine di un amore, della fine, anche legale, di un matrimonio, dello spegnersi di una vita insieme. Tra le prime pagine mi cattura una frase “L’amore non è una storia, ma due”. Una frase piccolissima, una verità assoluta, profonda, disarmante. Nella copertina si vedono un uomo ed una donna insieme ad un tavolo che ridono complici.
Mai copertina fu azzeccata. Perché l’amore finisce anche mentre si ride, o si fa finta…
Il romanzo parla dei titoli di coda della vita insieme di Fosco e Alice, lui scrittore cerca in modo chirurgico il momento esatto in cui tutto è finito, lei Alice, medico, invece, cerca di imporsi sul fatto che talvolta il saper mettere la parola fine salva la dignità ed il bello di una storia d’amore lunga e intensa.
Ed ecco che il lettore legge pagine intrise di stupore, rassegnazione, frustrazione, imbarazzo, dolore, solitudine.
Pagina dopo pagina è chiaro quanto complicato sia gestire la parola fine con la persona che ami, che hai amato, e che forse amerai per sempre. Gli addii costituiscono una letteratura emotiva complessa. Sia per chi sceglie, sia per chi subisce. E quando poi si finisce in tribunale il tutto è ancora più amplificato perché è difficile, se non impossibile, raccontare una storia d’amore dentro un formulario ed è difficile accettare che il giudice non è mai l’interlocutore di una confessione ma solo un “operatore” di una procedura.
De Silva conosce molto bene il dolore di un addio, di una fine, sa esattamente di cosa parla e lo racconta con la leggerezza di chi è sopravvissuto a quella “morte”.
L’amore finisce e cominciano i titoli di coda, e succede proprio come nei film: il film è già finito ma i titoli di coda sembrano dire il contrario, restano decine di minuti a scorrere senza far vedere la fine fino all’ultima parola. Poi, il buio…il fondo. E si può e si deve solo risalire.
Consigliatissimo.
Recensione di Maria Elena Bianco
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