I VAGABONDI, di Olga Tokarczuk
Questo libro ci parla di così tanti argomenti che non so proprio da dove cominciare.
Lei è riuscita a mettere su carta un meccanismo intrinseco di ognuno di noi: l’associazione di idee.
Ci sono degli spot che, evidentemente, devono stare a cuore maggiormente alla nostra autrice, perchè sono dei veri e propri punti di attrazione. Gira e rigira i suoi pensieri la riportano sempre a questi capisaldi.
Uno di questi, detto proprio da lei nel corso della narrazione, è la sua ossessione per l’imperfetto, il difettoso, fino al parossismo del “fenomeno da baraccone”.
Durante i suoi viaggi lei ha come obiettivo quello di visitare mostre, collezioni, musei, che mostrino proprio questo tipo di reperti.
Mentre li guarda, o mentre sta arrivando, o mentre sta passeggiando, le vengono in mente particolari che si collegano solo tramite fili sottilissimi all’argomento principale. Lei, molto coraggiosamente, li sviscera tutti.
Un altro di questi punti fermi è proprio la cosiddetta “psicologia del viaggio”.
Attraverso la sua narrazione, spesso frammentaria, sotto forma di appunti mentali, lei cerca di spiegarci in quale modo si approccia al tema del “viaggio”. Ovviamente, se mentre scrive, succede qualcosa che le evoca un pensiero, un ricordo o una nozione, lei, diligentemente ce ne parla.
Altro dei suoi punti fermi è il fascino per i “vagabondi”.
Durante i suoi viaggi lei incontra persone che hanno la loro storia da raccontarle, assiste a vicende, che a loro volta hanno qualcosa da dire alla sua testa, o immagina, interpretando quello che vede dinanzi a sé.
Diventa molto difficile per un libro come questo esprimere pareri: siamo davanti ad un esperimento letterario molto coraggioso, scritto in maniera scorrevole anche quando l’argomento o il groviglio di pensieri sono così intricati dall’offrire la tentazione di gettare la spugna e concentrarsi su altro.
Sempre per come è scritto, però, in diversi “capitoli” (anche se non li si può definire tali nel senso canonico del termine), risulta pesante.
Tutto questo coincide sempre col meccanismo di cui accennavo all’inizio ed è invero molto comune: tante volte capita di imbattersi in pensieri con talmente tante associazioni dal risultare insopportabili persino per noi che ne siamo i padroni.
Quando captiamo uno di questi momenti, semplicemente ci prendiamo una pausa, spostiamo la nostra attenzione altrove e ripartiamo.
Anche lei lo fa…
Nobel a mio avviso meritato alla grande.
Buona lettura
Recensione di Rita Annecchino
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