I VENTITRÉ GIORNI DELLA CITTÀ DI ALBA, di Beppe Fenoglio (Einaudi – marzo 2022)
Fenoglio ci offre una visione cruda della sua terra e della guerra partigiana. Siamo ben lontani da una trasposizione edulcorata e trionfalistica che talvolta si riscontra su questo importante argomento. Fenoglio scava nella sua esperienza personale e nella conoscenza, quasi carnale, della sua terra, le stesse Langhe di Pavese, per presentarci una realtà dura, irritante, spesso scomoda. Ecco, senza retorica, i mitici partigiani, le loro giovani facce sporche e incerte sul futuro, le loro paure, l’odore della miseria e della morte. Un libro a episodi che ci parla delle gesta partigiane e anche del periodo di pace dell’immediato dopoguerra. Un continuo aggirarsi tra cascinali e piccoli paesi, tra fazioni in guerra, tra secolari situazioni di miseria.
Un libro da leggere prima o poi ma solo quando non si ha voglia di rilassarsi. Certamente Beppe Fenoglio è stato uno scrittore di razza.
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Recensione di Stefano Benucci
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I VENTITRÉ GIORNI DELLA CITTÀ DI ALBA Beppe Fenoglio
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