I VIAGGI DI GULLIVER, di Jonathan Swift
Non mi soffermerò a riassumere la trama che si lascia seguire senza il minimo sforzo, perché, come è noto, la piacevolezza della descrizione swiftiana soprattutto dei due fantasiosi regni, l’ingegnosità e la fantasia con cui l’autore gioca sulle differenze di proporzioni fra il suo narratore e i mondi in cui costui capita, hanno reso Gulliver talmente leggibile in ogni tempo, da farne intrattenimento per bambini.
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In altre parole, la struttura portante di Gulliver è sufficientemente salda e variata da consentire la lieta lettura del libro anche al lettore meno intellettualizzato che può appagarsi di essa.
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E se è vero che i primi due viaggi risultano di fresca fantasia e di deliziosa e ironica immaginazione è pur vero che nel terzo e quarto viaggio la situazione si capovolge e appare un “Gulliver” disgustato, meno ironico e più propenso alla satirica denuncia di una società corrotta, intollerante, avida e ipocrita fino a disprezzare tutto il genere umano, razza pericolosa e malvagia.
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Swift, attraverso la parodia di mondi immaginari, scaglia la sua accusa non solo contro la società, ma contro l’umanità intera. Una denuncia che scaturisce dal cortocircuito fra il punto di vista del protagonista e quello delle popolazioni fantastiche incontrate nei sedici anni e sette mesi del suo peregrinare -siano essi i corrotti lillipuziani o i saggi giganti di Brodbingnag, gli pseudoscienziati e filosofi dell’isola volante di Lapuda o i virtuosi cavalli Houyhnhnm.
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La satira sociale di Swift smaschera vizi e insensatezze di ogni tempo, mantenendo ancor oggi la sua graffiante attualità.
Da leggere oggi più che ieri per entrare nella consapevolezza che l’uomo, anche il più buono, è, di fondo, un essere malvagio, stupido e disgustosamente avido dall’alba dei tempi.
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Un libro schietto, chiaro e semplice senza tempo. Una lettura necessaria per bambini ma soprattutto per gli adulti.”Ma, aggiungono, poiché la mancanza di virtù morali non può essere compensata dall’intelligenza, i pubblici incarichi non devono mai essere affidati nelle mani degli intelligenti senza morale. E sostengono che gli errori che una persona onesta commette per ignoranza non risultano mai cosi dannosi per lo stato come i raggiri dell’uomo corrotto abile a mettere in opera e a dissimulare i propri raggiri”
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