IGIENE DELL’ASSASSINO, di Amélie Nothomb
Romanzo d’esordio di Amèlie Nothomb, “Igiene dell’assassino” fu pubblicato per la prima volta nel 1992 e riedito nel 2006 dalla Voland, la casa editrice che ha portato in Italia i libri dell’autrice facendoli conoscere al grande pubblico.
Il libro, composto quasi per intero da dialoghi che si prestano bene ad una trasposizione teatrale e cinematografica (come è effettivamente avvenuto), ha al centro l’odiosa e geniale figura dello scrittore Prètextat Tach.
L’uomo, obeso, misogino e misantropo, acido e corrosivo, sgradevole ma soprattutto geniale, vincitore di un Nobel per la Letteratura, ha davanti a sé solo due mesi di vita a causa di un raro cancro alle cartilagini (Sindrome di Elzenveiverplatz, nome inventato dall’autrice).
La stampa sgomita per avere da lui un’ultima intervista ma solo cinque giornalisti saranno ammessi al suo cospetto per raccoglierne le ultime parole. I primi quattro, tutti uomini, verranno da lui sbeffeggiati e cacciati via in malo modo. Nina, la quinta giornalista, l’unica che dimostra di aver letto davvero tutti i libri del vecchio pazzo, sarà in grado di tenergli testa e di avviare con lui un dialogo serrato e senza esclusione di colpi, portando alla luce verità scomode appartenenti alla sfera privata dell’uomo, verità che erano già palesi nei suoi scritti ma a cui nessuno aveva mai fatto caso, forse perché non li aveva mai letti con attenzione.
Bellissima la parte in cui Tach accusa la maggioranza dei lettori di superficialità, chiamandoli “lettori rana”, gente che legge senza leggere, che attraversa i libri senza prendere una goccia d’acqua, senza farsi mai cambiare da essi in profondità e che, neanche uscendo dalla lettura di un Proust o di un Simenon, riesce ad acquistare o a perdere una briciola in più di quello che era.
Nello scontro epico tra questi due contendenti che in effetti non sono molto dissimili tra loro, troviamo tanti dei temi cari all’autrice che si identifica nel suo protagonista (come da lei stessa dichiarato) anche se viene riconosciuta dai suoi stessi lettori nell’intervistatrice e la loro sfida verbale, tagliente ed esasperante, condurrà verso un singolare finale, non perfettamente comprensibile nella sua ultima accezione.
Recensione di Maristella Copula
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