IL BALLO, di Irène Némirovsky
Scritto nel 1928 e pubblicato nel 1930, “Il Ballo”, romanzo breve della scrittrice ebrea ucraina Irène Némirovsky, contiene in sé autentiche note autobiografiche ed una perfetta fotografia dell’ipocrisia sociale e dell’ambiente ebraico dei parvenu parigini. Pur essendo un testo breve, i personaggi che lo animano sono esattamente caratterizzati in ogni loro aspetto e nella loro evoluzione da un passato scomodo.
La quattordicenne Antoinette Kampf è la figlia di un ebreo arricchitosi giocando in borsa e di una donna dai trascorsi non proprio chiari. Il dio denaro riscatta da povertà precedenti e da natali non troppo nobili. Ma il riscatto deve essere palese, deve essere reso noto al bel mondo che, in suo nome, ha il “dovere” di accettare nel proprio seno chi prima ne era escluso.
Il banchiere Kampf è un uomo ed un padre assente. Sua moglie, una madre poco attenta ed affettuosa che vive la presenza dell’unica figlia più come un peso che come una gioia.
Antoinette è un’adolescente che è rinchiusa in una prigione di solitudine in cui mancano affetti, conforti, sensibilità e dimostrazioni d’affetto. La madre vuole cominciare a vivere come ha sempre sognato, anela addirittura ad un nuovo amore che la faccia fremere d’emozione e questa figlia “quasi da marito” la ingombra, la infastidisce. Decide che Antoinette è troppo piccola per poter partecipare al ballo al quale sarà invitato tutto il mondo che conta e la relega per una notte in un ripostiglio perché la stanza della ragazza, per motivi logistici di spazio, sarà trasformata in un bar.
Questa decisione provocherà una frattura insanabile nel rapporto madre e figlia fino ad una vendetta sottile, terribile, decisa d’impulso che la ragazza attuerà per infrangere quell’ambiente anaffettivo che le toglie la possibilità di sentirsi amata, accettata, libera e importante, finalmente adulta.
Le conseguenze non tarderanno ad arrivare e scoperchieranno un vaso di Pandora dal quale usciranno pensieri e sentimenti difficili da contenere ma finalmente affrancati da ogni maschera di finzione.
Scritto alla perfezione e con dialoghi ideali anche per una trasposizione cinematografica o teatrale, cosa che in effetti è stata fatta, il libro ci regala un piccolo assaggio della magnifica penna della Nèmirovsky facendoci rimpiangere la sua vita troppo breve, spezzata ad Auschwitz nel 1942.
Recensione di Maristella Copula
IL BALLO Irène Némirovsky
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